“Utilizzare la mia soggettività in un modo rigoroso”: un ricordo di Mony Elkaïm

“Utilizzare la mia soggettività in un modo rigoroso”: un ricordo di Mony Elkaïm

di Chiara La Barbera

In una calda giornata estiva, l’otto Giugno 2019, Mony Elkaiïm è venuto a Palermo per tenere un workshop clinico dal titolo “Dalla terapia di coppia alle risonanze”.
Eravamo presenti tanti psicologi e psicoterapeuti anche di altri orientamenti e Mony Elkaïm, con la semplicità e la chiarezza che lo contraddistinguevano, ha iniziato il suo intervento facendo una introduzione sui principi del modello sistemico della scuola di Milano.
Dopo avere presentato il suo modo di lavorare con le coppie, ha sottolineato quanto il nostro lavoro sia etico, nel senso che abbiamo una responsabilità rispetto a ciò che il paziente racconta e la responsabilità che utilizziamo per provare a comprenderlo, è soggettiva, ma il lavoro terapeutico è anche estetico nel momento in cui l’altro arricchisce la nostra visione del mondo.
Da grande esperto della seconda cibernetica ha fatto riflettere, tutti noi presenti, sul ruolo delle risonanze nell’incontro con l’altro e su quanto queste influenzino quello che accade nel processo terapeutico.
Durante quella giornata, Mony ha chiesto chi volesse fare una simulata e ho deciso di presentare un caso di coppia insieme a un collega, mai visto prima, che avrebbe impersonato il marito della coppia.
Fare una simulata con Mony è stato un’esperienza veramente indimenticabile: il suo sguardo, la sua accoglienza e la semplicità del suo linguaggio hanno attirato il mio sguardo da paziente, le sue domande sulle mie risonanze emotive e le domande sulle risonanze emotive di “mio marito”, mi hanno permesso di connettere le emozioni da noi provate a quelle sue che, con grande maestria, esplicitava connettendole alle ipotesi sul funzionamento della coppia. “In che modo questa emozione è collegata alla vostra coppia?” “Lei (marito) cosa si aspetta da sua moglie rispetto allo svelamento della sua omosessualità?” “Lei (moglie) cosa si aspetta dall’accoglimento della parte omosessuale di suo marito?” Queste sono alcune delle domande che ci hanno permesso di riflettere sul campo emotivo attivato e sui doppi legami reciproci caratteristici di quella coppia.
Termino la simulata con la sensazione di avere incontrato un uomo, un terapeuta molto competente, che mi ha fatto sentire, in qualità di cliente, rispettata e compresa emotivamente ma anche consapevole che il potere del cambiamento è nelle mie mani e in quelle di mio marito, nella coppia e non nella posizione istruttiva del mio terapeuta!

“Il nostro lavoro non è un lavoro sull’oggettività è un modo su come posso utilizzare la mia soggettività in un modo rigoroso. Differenti terapeuti sceglieranno differenti soluzioni. Si crea un ponte tra la famiglia che incontriamo e noi stessi. Questo ponte è diverso in ognuno di noi…” (Mony Elkaïm).