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Milan Approach nel mondo: fra culture e capitalismo

Di Michele Mattia
La prima collaborazione che ha permesso di portare il Milan Approach in Svizzera, nella capitalistica Svizzera, è stata tramite un convegno organizzato nel 2010 a Bellinzona, sull’isteria e i disturbi psicosomatici...
Rivista Connessioni 24 Novembre 2018 5 min read

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di Michele Mattia
psichiatra e psicoterapeuta, delegato in Svizzera per il CMTF,
michelemattia.ch, studiomattia@michelemattia.ch

Nel 2000 ho terminato la mia formazione al Centro Milanese di Terapia della Famiglia, mantenendo sempre una connessione, particolarmente tramite Pietro Barbetta. Assieme a Pietro abbiamo portato il Milan Approach nel mondo, attivandoci particolarmente tramite la Società Mondiale di Psichiatria Culturale (WACP). Dal 2009 la nostra presenza ai congressi mondiali di psichiatria culturale è stata costante e continuativa. A Norcia, nell’ambito del 2° congresso mondiale WACP “Cultural Brain and Living Societies” (2009), abbiamo tenuto un seminario sul disturbo anoressico e la migrazione nell’ottica sistemica dal titolo The cultural origins of anorexia. In occasione del terzo congresso mondiale WACP Mental capital, mental disorders, resilience and wellbeing through the life-course(2012), a Londra, ci siamo occupati della problematica della migrazione e i pregiudizi legati all’origine culturale ed etnica delle persone, particolarmente di coloro che provenivano dall’area balcanica, in Svizzera, confrontato con il pregiudizio che si vive in Italia. Il simposio era: Family and intergenerational disorder in young migrant people: the Swiss and Italy experience. L’altro simposio aveva il titolo: The social insurance system of the Italian-speaking part of Switzerland compared with the Italian social insurance system, through the presentation of clinical experiences with immigrants coming from foreigner countries.Al quarto congresso mondiale WACP Global challenges e cultural psychiatry: Natural disasters, conflict, insecurity, migration, and spirituality(2015) assieme a Marcelo Pakman, abbiamo tenuto un doppio seminario a Puerto Vallarta, in Messico, che si occupava della problematica dei migranti in relazione al pregiudizio e alle difficoltà di integrazione, confrontando la realtà della Svizzera, dell’Italia e degli Stati Uniti d’America.I simposi si sono occupati di: A debate among the Swiss, Italian and US immigration policies after the Swiss vote about“Stop mass immigration from EU”e Spirituality, migration and psychiatry: a heated argument?

Nell’ottobre del 2018 in occasione del 5° congresso mondiale WACP Making Cultural Psychiatry Count, a New York, alla Columbia University, abbiamo presentato un semianrio sul suicidio assistito, confrontando le esperienze italiane, Svizzere e americane. Il titolo era The emergence of suicidal society.

La prima collaborazione che ha permesso di portare il Milan Approach in Svizzera, nella capitalistica Svizzera, è stata tramite un convegno organizzato nel 2010 a Bellinzona, sull’isteria e i disturbi psicosomatici.

Da allora la presenza di Pietro Barbetta in Svizzera, particolarmente a Lugano, come supervisore di un team composto da psichiatri, psicoterapeuti, medici internisti e specialisti di altre branche della medicina, nonché counsellor, ha rafforzato la diffusione del pensiero sistemico del Milan Approach nella Confederazione. Anche Marcelo Pakman da anni tiene supervisioni a Lugano (Svizzera Italiana) contribuendo potentemente alla propagazione delle idee, concetti, pensieri, stimoli della scuola Di Boscolo e Cecchin. Nell’autunno del 2017 il CMTF, finalmente, ha ricevuto il riconoscimento dalla Confederazione Svizzera, che apre le porte a nuove possibili collaborazioni stimolanti e interessanti con, particolarmente, la Svizzera Italiana. Infatti il riconoscimento permetterà di tessere dei rapporti innovativi con la Confederazione attraverso la possibilità di pensare ad una sede distaccata a Lugano del CMTF.

Nel mese di marzo di quest’anno vi è stata la presentazione del Milan Approach all’Università di Mendrisio attraverso un convegno sul disturbo dissociativo della personalità. È stata l’occasione per presentarsi alla realtà Svizzera e per rinforzare i legami professionali con l’Università di Varese e il San Raffaele di Milano. Attraverso l’accresciuta presenza del CMTF nella Svizzera Italiana, le idee costituenti del pensiero di Boscolo e Cecchin riprenderanno nuovamente vigore e potranno, assieme all’impostazione di Pietro Barbetta e degli altri didatti del CMTF, creare nuovo interesse in un panorama elvetico scarso di stimoli innovativi sistemici.

L’esperienza di Milano, infatti, ha avuto, ed ha, il potentissimo potere di intrudersi nella storia personale e di stimolare circuiti di recupero della propria storia familiare. Uno dei messaggi più potenti del Milan Approach è quello di riuscire a sgretolare i pregiudizi di nascita, culturali, etnici e di esclusione sociale. La forza travolgente del concetto della connotazione positiva, delle domande circolari, dell’escludere il“paziente designato”, includendo tutto il sistema familiare all’interno di una co-creazione del sintomo e quindi di una decostruzione e riformulazione del sintomo stesso con tutti i membri del sistema di appartenenza, permette di agire all’origine della nascita della sintomatologia stessa.

Durante il seminario del 24 di marzo del 2018 Frontiere del Milan Approach vi è stata la possibilità di confrontarsi con quanto il CMTF sta facendo in Italia e soprattutto negli altri paesi. Molti stimoli sono emersi e alcune parole chiavi, fra cui leggerezza e divenire invisibile, sono riecheggiate e sono rimaste impresse.

Erri De Luca (De Luca, 2009) ne Il peso della farfalla analizza come il re dei camosci e l’uomo, il cacciatore, non sono poi così diversi uno dall’altro. Tutti e due anziani hanno bisogno di una storia da raccontare, non riescono a farsi da parte, devono combattere fino all’ultimo ed affrontare la propria solitudine, anche quando tutto sembra volgere alla fine. Nel duello finale c’è lealtà, tristezza, dolore: l’immagine di tutta la vita che scorre davanti. La farfalla è la terza anima di questa storia, quella che se ne sta più in disparte, che apparentemente ha un peso inesistente, eppure riesce a lasciare un segno, la sua impronta, il suo passaggio, dando significato a ciò che tocca.

Il terapeuta deve avere la forza di entrare in terapia come la farfalla, con la sua leggerezza, ovvero con un peso apparentemente inesistente, ma essendo consapevole che ogni suo intervento crea una modificazione del sistema, un senso di efficacia o di inefficacia terapeutica.

Essere leggeri e circolari come una farfalla connette con il racconto dell’uomo invisibile di Herbert George Wells (1897). In questo romanzo emerge la favola morale di Wells sull’uomo che rende le sue cellule impermeabili alla luce ma diventando invisibile diventa anche un reietto, perde aderenza al tessuto sociale e simmetricamente perde la sua moralità.

All’interno del sistema di terapia è importante come il terapeuta mantenga la sua invisibilità-visibilità, senza mai diventare invisibile-reietto, ma senza neanche essere l’elemento condizionante del sistema, ma unicamente l’elemento facilitatore del sistema familiare.

Il Milan Approach ha costruito, creato, sottolineato, rinforzato il significato di fare terapia, uscendo da strutturazioni rigide, ortodosse e monolitiche ed entrando in aree di intervento dove il terapeuta penetra in una dimensione di interazione con il sistema famiglia, per co-costruire i significati e stimolare le evoluzioni trasformative di ogni membro della famiglia. Il Milan Approach ha la forza di andare oltre le frontiere, oltre lo status socio-economico, oltre il capitalismo, oltre le barriere ideologiche, abbattendole e ritrovando l’essenza dell’umanità. Umanità e umanesimo che meritano di essere recuperati, ridefiniti e rinforzati con nuovi stimoli e nuovi approcci di pensiero e di comportamenti.

 

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Tags: Marcelo Pakman Milan Approach Pietro Barbetta sistemica terapia sistemica

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