di Massimo Giuliani
Sono passati sei mesi dal numero speciale dedicato alla pandemia ma, come era lecito aspettarsi, il tema è ancora di piena attualità. Pertanto continua a ispirare parte delle nostre riflessioni come professionisti e, sebbene in questo numero 8 riprendiamo il filo della riflessione più generale sulla clinica e sull’epistemologia sistemiche, quel tema inevitabilmente è presente anche in questo numero. E qualcosa ci dice che non sarà l’ultima volta.
Intanto il numero che chiude il 2020 si inaugura con un contributo di Mary Catherine Bateson niente di meno che sul doppio vincolo. Se la rubrica “primo piano” traccia alcune coordinate per descrivere il presente e immaginare lo sviluppo della visione sistemica in terapia, ci è sembrato inevitabile che in questo numero lo spazio fosse riservato a lei.
Già ripubblicato da Metalogos (era uscito originariamente su Cybernetics and Human Knowing), Connessioni raccoglie a propria volta il saggio, nell’ambito del gemellaggio fra le due riviste. Lo scambio con la rivista greca continua, ed è un giacimento di opportunità, sia per quanto riguarda la disponibilità di saggi originali sia per il reperimento di materiale prezioso pubblicato altrove, come in questo caso.
Marco Nicastro ci propone una riflessione sul processo diagnostico. L’autore è un terapeuta di indirizzo psicoanalitico, e il suo contributo ci è parso interessante perché è una riflessione di interesse trasversale rispetto ai modelli. I clinici sistemici riconosceranno argomenti familiari e troveranno materiale per un confronto che può e deve essere a un altro livello rispetto alle diverse teorie. La posta in gioco non è la prevalenza di una visione individuale o relazionale, è quella di un approccio complesso e non riduzionistico.
Acqua abbondante al mulino della complessità e del confronto proficuo tra modelli la porta Luca Casadio con un contributo particolarmente importante sulle terapie brevi. Come altre volte ha fatto, da autore, anche qui Casadio unisce puntini con un tratto, ma sceglie puntini meno evidenti e meno ovvi rispetto alle traiettorie di pensiero lungo le quali distinguiamo modelli e approcci. Ancora una volta mostra come alcune di quelle traiettorie seguano più vincoli istituzionali che percorsi di conoscenza.
Ancora, il Centro Milanese di Terapia della Famiglia e Connessioni sono molto grati a José Nesis per il suo intervento. Se Freud identificò nella storia della civiltà, nella mitologia, nella psicologia della religione e nella scienza della letteratura le quattro conoscenze necessarie al bagaglio di chi cura con la parola, Nesis ci racconta una storia che comincia molti secoli fa e arriva ai nostri giorni, e che ci sorprende per l’intreccio tra il mito e le pratiche di cura.
E però, dicevamo, fra una cosa e l’altra questa professione continua a interagire col contesto drammatico che si è generato in questo 2020. Cerca di incidere sul mondo e a sua volta in qualche misura si trasforma. Cinzia Giordano torna sul tema delle terapie a distanza, e articola la propria riflessione intorno alla pratica che le è cara e alla quale dedica la propria riflessione ormai da parecchi anni: anche la terapia di gruppo, dunque, entra nel monitor del computer con peculiarità e necessità tutte sue.
La rubrica Territori sistemici era partita nello scorso numero proprio per render conto dei numerosi fronti in cui i giovani professionisti sistemici (allievi ed ex allievi del Centro Milanese di Terapia della Famiglia e delle sue diverse sedi in Italia) erano impegnati nell’emergenza Covid. Il recente convegno annuale del Centro (quello noto come “il residenziale”, quest’anno vissuto da casa ma con coinvolgimento per niente ridotto) è stato dedicato a far luce sul lavoro con la violenza di genere. Anche stavolta Ada Piselli e Barbara Trotta raccolgono e coordinano interventi di colleghi di varie zone del paese.
Invece il tradizionale spazio Dal mondo sistemico, a cura di Umberta Telfener, è doverosamente occupato da alcuni pensieri commossi su Mony Elkaim che ci ha lasciati in questo anno disgraziato di paura e di lutti. Elkaim è stato il fondatore, il presidente e l’anima dell’Associazione Europea di Terapia Familiare (EFTA) che raduna professionisti dal 1990; era attualmente il chair del Board che accoglie gli Istituti europei che si occupano di formazione sistemica, che lui aveva insistito per creare nel 2001 (EFTA-TIC). Dunque a lui è dedicata la rubrica che guarda, appunto, alle attività internazionali del movimento sistemico.
Lo ricordano Pietro Barbetta e Umberta Telfener a nome del Centro, lo ricorda Chiara La Barbera, che ha potuto vivere un recente evento siciliano che ha visto protagonista il maestro della terapia familiare.
Percorsi interdisciplinari al centro delle recensioni di questo numero, con due libri che si occupano della relazione tra la mente e gli spazi abitati. Perché soprattutto dopo questo 2020 è difficile immaginare che un pensiero sulle città e su come cambia lo spazio nel quale abitiamo non ci riguardi da vicino, come terapeuti.
Buona lettura e buon 2021. Naturalmente aspettare e stare a guardare l’evoluzione delle cose sarà necessario, ma come clinici abbiamo la fortuna di essere lì in mezzo alla realtà, dove le cose succedono, e di non sentirci del tutto impotenti. In fondo, saper attendere ma senza stare con le mani in mano è un po’ il senso di quello che abbiamo imparato a fare.