Recensione: “Separazioni conflittuali: Conflitto, demonizzazione e paradossi nella coppia in fase di separazione”

Recensione: “Separazioni conflittuali: Conflitto, demonizzazione e paradossi nella coppia in fase di separazione”

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Libro di Davide Sacchelli e Renzo Marinello
Edizioni Edra, 2018

Letto da Marpa Crisciani

Il paragrafo “Resilienza” della sezione del sito Internet di Edra S.p.A. dedicata alla missiondella casa editrice, impegnata nella divulgazione del pensiero medico-scientifico, recita: “La realtà quotidiana è molto più complessa di quanto si percepisca, in un’epoca di drammatici cambiamenti l’unica scelta saggia è agire da rivoluzionari” (www.edraspa.it). Il libro di Davide Sacchelli, Psicologo Psicoterapeuta sistemico-relazionale con esperienza in ambito di Tutela Minorile, e Renzo Marinello, Psicologo Psicoterapeuta sistemico-relazionale presso un consultorio familiare dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco e docente in un master in Terapia di Coppia, va a posizionarsi a pieno titolo all’interno della dichiarazione di stile dell’editore. Fedele a una visione complessa del mondo, si tratta di un libro indubbiamente saggioe rivoluzionario. È un libro saggionella particolare accezione proposta da Gregory Bateson per questa parola, la consapevolezza dei meccanismi cibernetici della realtà, ed è un libro paradossalmente rivoluzionarioper il suo coraggioso recupero di concetti spesso ritenuti antiquati e obsoleti.

Quello scritto da Sacchelli e Marinello, pur essendo gli autori psicoterapeuti, è un libro che vuole rivolgersi a tutti coloro che, a diverso titolo, si trovano a operare in contesti di conflitto separativo. Il titolo del testo è molto diretto, l’oggetto è chiaro: “Separazioni conflittuali”. Non lascia dubbi sull’argomento trattato. È il sottotitolo a incuriosire, un sottotitolo che affianca tre parole suggestive che descrivono i contorni di un processo di pensiero che caratterizza l’intero contenuto del libro: un pensiero che si radica in un passato epistemologico chiaro (“paradossi”), agisce attorno a un evento dirompente presente (“conflitto”) e propone una chiave di lettura perturbante per orientare l’azione futura (“demonizzazione”). Ciò che connette queste tre dimensioni è l’ipotesi avanzata dagli autori che la conflittualità delle separazioni sia una vera e propria “malattia della relazione” (27) che, esistendo per definizione trale persone, sfugge alle normali nosografie dal taglio riduzionista, che si concentrano sulle tracce di patologia rintracciabili dentrole persone.

Essendo entrambi gli autori psicoterapeuti sistemico-relazionali a indirizzo socio-costruzionista, il libro propone una lettura sistemica e complessa delle separazioni conflittuali che va a contrapporsi a un’interpretazione riduzionista e lineare del conflitto che, percependo unicamente la dinamica vittima-carnefice, non può fare altro che impegnarsi nella ricerca di un colpevole. La tesi centrale del testo è che le coppie imprigionate all’interno di una separazione conflittuale si trovino a sostare immobili in una sorta di eterno presente che impedisce al conflitto di esaurirsi proponendo una nuova configurazione relazionale. Un’immobilità determinata da un processo di “demonizzazione incrociata” che, mentre amplificherebbe il desiderio di sciogliere il legame, si configurerebbe allo stesso tempo, paradossalmente, come “una rappresentazione speculare e condivisa che mantiene in vita il sistema” (134) rendendo indissolubile e irrinunciabile quello stesso legame.

Una parte importante della riflessione va a strutturarsi attorno a una rivisitazione di quella che in letteratura è stata descritta come “sindrome da alienazione genitoriale” (PAS), proponendone un’interessante lettura decolpevolizzante che non vede il figlio della coppia come oggetto passivo di una manipolazione, ma come soggetto attivo impegnato nell’atto di mantenere il maggiore grado di stabilità del proprio sistema di appartenenza, luogo di ancoraggio della sua identità. Quella che altrove è stata descritta come una sindrome, viene qui considerata dagli autori come un’emergenza sistemica funzionale a mantenere in vita il sistema. L’intento degli autori è quello di fornire una nuova chiave di lettura, articolata e ben radicata in un saldo terreno epistemologico, delle dinamiche tipiche delle coppie in fase di separazione conflittuale che possa fungere da “dizionario” in grado di orientare i numerosi operatori coinvolti nel trattamento al fine di minimizzare l’eventualità che rimangano invischiati nei meccanismi schismogenetici, che inevitabilmente vanno a coinvolgerli, costringendoli all’interno di dinamiche conflittuali inesauribili ed estenuanti che spesso conducono, da una parte, gli operatori a disinvestire il proprio impegno sulla presa in carico di queste coppie e, dall’altra, le stesse coppie a permanere in uno stato di sofferenza senza soluzione, della quale inevitabilmente finiscono a fare le spese i figli.

L’incontro tra Sacchelli e Marinello è avvenuto in occasione del Convegno Internazionale S.I.R.T.S. del 2014 Né con te, né senza di te. La sorte dei legami familiari nel conflitto coniugale e nelle relazioni con i figli, nel corso del quale hanno esposto assieme la relazione Separazioni familiari e conflitto coniugale: analisi del fenomeno. In tale circostanza tra i due professionisti si è aperta una riflessione che, a partire dalla rilevazione di una forte frammentazione del pensiero attorno alle varie azioni professionali impegnate nel trattamento delle coppie in fase di separazione conflittuale, ha portato in loro l’esigenza di condividere il senso di un’azione sociale co-costruita che ne contrastasse gli effetti. Impegno che emerge dalle pagine del libro, che si distingue per il carattere gentile della trattazione e che evita di entrare in conflitto anche con le idee più lontane, dando anche a esse diritto di cittadinanza e prendendosene cura nel fronteggiarle, nella ferma convinzione degli autori che non esista una Verità ultima da abbracciare, ma, come nel filmRashomon(Akira Kurosawa, 1950), infinite verità parziali e temporanee, più o meno utili a spiegare il mondo. Colpisce anche la grande umanità di Sacchelli e Marinello nel trattare le dinamiche conflittuali, accogliendo empaticamente anche le condotte più odiose. Un’umanità che – quasi un controsenso per il senso comune – scaturisce dal loro atteggiamento rigorosamente scientifico, le cui basi filosofiche e epistemologiche sono presentate con chiarezza e semplicità in maniera continuativa lungo tutto lo sviluppo del testo.

Per la teoria dei sistemi, ogni sistema è al contempo un sottosistema di qualcosa di più ampio e un sovrasistema di qualcosa in esso contenuto. Le prime tre sezioni delle quattro su cui è strutturato il libro seguono questa architettura, allargando progressivamente i confini del sistema di riferimento: la coppia conflittuale, il micro-sistema che comprende anche le loro famiglie d’origine e il macro-sistema psico-socio-giuridico. Con quest’ultima definizione gli autori si riferiscono all’insieme di sistemi istituzionali coinvolti nel trattamento del conflitto e che, dalla peculiare prospettiva di Sacchelli e Marinello, appare essere organico alla coppia in fase di separazione conflittuale, perché: “Non può esistere la coppia in conflitto post-separativo senza che quest’ultima sia collegata, in uno stato di co-determinazione, con i sotto-sistemi giuridico, familiare e clinico” (256). La quarta sezione del testo propone, invece, un modello di intervento coerentemente costruito sulle premesse epistemologiche dichiarate che vuole essere elemento chiarificatore e orientativo per muoversi tra i paradossi proposti dal lavoro con le coppie in fase di separazione conflittuale. Nonostante il testo si proponga come una mappa utile agli operatori per districarsi tra i meccanismi paradossali della “demonizzazione incrociata”, alleggerendone notevolmente la fatica, gli autori non dimenticano mai che il fine ultimo di tali interventi è il benessere delle coppie impegnate in una separazione conflittuale, il cui guerreggiare eterno appare, alla conclusione della lettura, aprirsi alla possibilità di una chiusura serena, fino a poco prima impensabile.

Se il libro di Sacchelli e Marinello appare sicuramente di primaria utilità – come dichiarato in maniera esplicita già dal titolo – nel trattamento delle coppie in fase di separazione conflittuale, gli spunti proposti appaiono, per analogia, estremamente fertili nella riflessione attorno ai vincoli, alle risorse e ai paradossi propri di tutti gli interventi istituzionali, che siano o meno proposti in forma coatta. Dal paesaggio relazionale descritto nel testo emergono inoltre alcuni spunti, non approfonditi per ovvie ragioni di coerenza con l’oggetto della riflessione, attorno ai quali sarebbe molto interessante veder cimentarsi Sacchelli e Marinello nella loro sapiente applicazione dei propri strumenti filosofici e epistemologici, come, ad esempio, la condizione dei “figli del desiderio” (62), specchio della riuscita esistenziale dei genitori e unica appartenenza indissolubile a cui ancorare il loro senso di identità, anche al di fuori delle dinamiche schismogenetiche proprie delle coppie in fase di separazione conflittuale, in condizioni di “normalità”, dove l’irrinunciabile autodeterminazione propria dei processi di svincolo dalla famiglia d’origine sembra comunque essere sempre più inconciliabile con gli imperativi propri del loro senso di appartenenza. Si potrebbe dire, a conti fatti, che il libro di Sacchelli e Marinello non è solo un libro che si occupa del trattamento di coppie in fase di separazione, ma è anche un libro sulla condizione umana in generale. Ragionando attorno ai meccanismi schismogenetici delle coppie in fase di separazione conflittuale, Sacchelli e Marinello tratteggiano una sottile rilettura dell’essere umano e delle sue peculiarità a partire dalle idee cardine di Bateson. Se l’essere umano, infatti, è leggibile solo attraverso le relazioni che intrattiene, l’unità minima autopoietica per identificare un sistema umano è necessariamente la coppia. Così come, in altri tempi e all’interno di paradigmi di pensiero differenti, il ragionamento attorno alla nosografia psichiatrica ha stimolato, per contrasto, un lavoro di definizione del concetto di salute mentale, l’identificazione da parte degli autori di quella da loro definita come una malattia della relazione, potrebbe porsi come punto di riferimento per un futuro approfondimento del concetto di salute della relazione.

Con il costante riferimento al pensiero di Gregory Bateson, Gianfranco Cecchin, Heinz von Foerster, Humberto Maturana e Francisco Varela, gli autori vanno a attingere alle radici più suggestive e geniali del pensiero sistemico. Si tratta di un corpo di idee complesse, la cui assimilazione richiede un esercizio continuo e faticoso dal quale spesso ci si affranca considerandole alla stregua di strumenti chirurgici ottocenteschi, ai quali dedicare un interesse puramente storico-intellettuale, ma che, una volta testimoni del loro essere maneggiati dalle agili mani di Renzo Marinello e Davide Sacchelli, rivelano tutto il loro potenziale di vitalità e creatività ancora parzialmente inesplorato e dalla forza esplicativa impareggiabile. Al dispiegarsi di questa struttura di pensiero sin dalle prime pagine, quelli tra noi che serbano in loro le tracce di quella sensazione elettrizzante che trasmettevano le pagine scritte da quei giganti, intrise di un potere chiarificatorio quasi magico, non possono che trovarsi a esclamare tra sé e sé: “Finalmente!”, come al cospetto di un vecchio amico ritrovato.