Il Visibile e l’invisibile: I confini del cambiamento in Terapia Familiare Sistemica (EFTA-SIPPR 11-14 Settembre 2019)

Il Visibile e l’invisibile: I confini del cambiamento in Terapia Familiare Sistemica (EFTA-SIPPR 11-14 Settembre 2019)

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di Monica Pezzolo e Barbara Trotta

EFTA-SIPPR 11-14 Settembre 2019
10th Conference of the European Family Therapy Association
Visible and Invisible: Bordering Change in Systemic Family Therapy

Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale
Il Visibile e l’invisibile: I confini del cambiamento in Terapia Familiare Sistemica

A metà settembre si sono svolti a Napoli quattro giorni intensi ed entusiasmanti sulla psicoterapia sistemica-relazionale grazie al Congresso Internazionale EFTA-SIPPR. Il dinamismo e lo splendido scenario storico e artistico di questa città hanno creato la giusta cornice per dar risalto ad un vivace confronto clinico tra terapeuti formati all’ottica sistemico-relazionale operanti nei più svariati contesti nazionali ed internazionali. 

Stimolati dal titolo “Il visibile e l’invisibile: i confini del cambiamento in Terapia Familiare Sistemica”, l’adesione dei partecipanti è stata massiccia al di là di ogni aspettativa (seimila persone), e gli oltre 400 contributi prodotti hanno fornito una chiara rappresentazione di una comunità scientifica e clinica in cui il produrre pensiero, sviluppare e condividere strumenti ed interventi in svariati contesti in una cornice sistemica, è sempre più forte e saldo.

Il format orizzontale volto a valorizzare più modalità di esposizione – senza plenarie eccetto che il primo e l’ultimo giorno con interventi di Luigi Cancrini e Moni Elkaim – ha visto l’alternarsi di oltre 800 relatori impegnati a trasmettere la propria esperienza tramite comunicazioni orali, workshop, simposi, tavole rotonde e approfondimenti di nuclei tematici in cui il conversare tra esperti è divenuto ancora una volta occasione di stimolo per la crescita di un pensare e di un fare sistemico.  Diventa difficile in questa sede portarne una qualche forma esemplificativa poiché l’unicità di ogni intervento meriterebbe una citazione ed uno spazio a sé stante ma, anche solo nei termini di piccoli flash, desideriamo sollecitarne alcuni. Spunti individuati non tanto rispetto ad una maggiore significatività, ma in quanto ci hanno viste direttamente coinvolte.

Per prima cosa, ci teniamo a sottolineare come la presenza della scuola milanese sia stata ben rappresentata nelle varie giornate, a partire dal Simposio “Voci diverse, l’evoluzione del Milan Approach”, che ha visto la partecipazione di Pietro Barbetta come chiar, ed altri didatti come Lia Mastropaolo, Andrea Mosconi, Piergiorgio Semboloni, Umberta Telfner e Marilena Tettamanzi. Ispirandosi all’ultimo libro prodotto dal Centro milanese dal titolo “Complessità e psicoterapia”, oggetto di riflessione dell’articolo in primo piano nell’uscita precedente di Connessioni, a cui rimandiamo per eventuali approfondimenti. Molto interessante anche la performance “quasi” teatrale di Pietro Barbetta, Britt Krause (Tavistock, Londra), Maria Ester Cavagnis (sistemica argentina) e Umberta Telfener partita dalla domanda “Come comprendere qualcun altro” e il video che Piergiorgio Semboloni ha mostrato del lavoro di Boscolo e Cecchin.

Ci teniamo anche a sottolineare il contributo dei colleghi sistemici greci, a vari livelli, ma soprattutto in relazione a un simposio su terapia familiare e tragedia classica, intorno alle opere di Eschilo ed Euripide, ma anche a proposito della costituzione di gruppi di “protezione” dagli interventi istituzionali, dedicati ai richiedenti asilo senza documenti e ai minori non accompagnati. Non si tratta, affermano i sistemici greci, di essere antagonisti verso le istituzioni, ma di salvare le persone migranti da procedure burocratiche cieche e spesso abusive.

Una novità di questo congresso è stata la ricchezza dello spazio offerto alla sessione “invito al dialogo” come occasione di confronto di due relatori, spesso uno italiano e uno straniero, che ha visto, tra gli altri, la presenza di Carmine Saccu e di Roberto Pereira, impegnati ad approfondire il tema dell’adolescenza a rischio psicopatologico e psicosociale; di Pietro Barbetta e Petros Polychronis che hanno parlato di migranti; di Camillo Loriedo e Anna Mascellani sulle coppie; di Valeria Ugazio e René Sing sulla comunicazione nelle coppie; di  Jochen Scweitzer e Laura Fruggeri sul lavoro con gli operatori delle strutture pubbliche; di Paolo Bertrando e Maria Borksa sui tempi moderni.

Non è mancato uno spazio dedicato alla ricerca applicata in ambito clinico. Nello specifico, è stata implementata una tavola rotonda dal titolo “Ricerca in psicoterapia”, evidenziando l’utilità di alcuni strumenti quali il Faces IV, lo Score 15, il Softa-s. e l’impatto che hanno rispetto alla valutazione degli esiti in terapia. Alcuni di questi contributi hanno mostrato inoltre come ci sia una buona correlazione tra i vari strumenti: per esempio tra il Faces IV e lo Score 15 e lo Score 15 e il Softa-s.

Tra i numerosi temi trattati, dalle influenze culturali agli aspetti estetici e “artistici” delle interazioni in terapia, non è mancata una riflessione sugli aspetti fondanti la psicoterapia, quale la “Costruzione della relazione terapeutica “. In questo Simposio, si sono confrontati Katia Giacometti e Corrado Bogliolo in due presentazioni che hanno trovato un’integrazione nel vedere la relazione terapeutica come veicolo di correnti affettive che influiscono primariamente sul cambiamento. E’ proprio la relazione terapeutica, in quanto spazio di condivisione e facilitazione di un ascolto reciproco e di valorizzazione dell’altro, a costituire la base per percorsi di cambiamento dove il paziente può sentirsi riconosciuto nella sua soggettività. Diventa importante che il terapeuta segua tre principi: il rispetto, ovvero un’accettazione senza pregiudizi, l’umiltà, come atteggiamento interiore da perseguire e capacità di modificare le proprie ipotesi, e l’autenticità, come necessità da parte sua di manifestarsi anche nelle sue incertezze. 

Il congresso ha valorizzato l’idea di un pensiero sistemico flessibile che possa aprire ad un lavoro di rete non solo rivolto all’ambito clinico ma, anche, ampliato a contesti d’intervento che riflettono l’esito di cambiamenti sociali e culturali che vedono nella famiglia e nell’esercizio delle funzioni educative le ricadute maggiori. In un’epoca di confini generazionali labili, confusi e distorti in cui la distanza tra i sottosistemi viene notevolmente ridotta anche ribaltata nella sua asimmetria di potere, l’uso dell’ipotesi relazionale sembra un’occasione per introdurre una narrazione diversa volta a qualificare e confermare ciascuno nella relazione con l’altro. 

Che dire, è stata un’occasione di confronto importante, ben pensata dagli organizzatori!