di Barbara Trotta
Il Congresso della Sippr si apre con la tavola rotonda “Ingredienti indispensabili per una buona qualità di vita” che vede la presenza di Luigi Cancrini, Maurizio Andolfi (in collegamento dall’Australia), Camillo Loriedo e Carmine Saccu. Intanto diventa necessario, come suggerisce Loriedo, di occuparsi anche della qualità di vita del terapeuta e non solo del paziente. Diversi gli ingredienti suggeriti nella clinica tra cui coltivare la sorpresa e l’emozione del cambiamento. Nella ricerca rabdomantica del dolore del paziente è necessario andare oltre le sue difese, come sottolinea Cancrini, per arrivare ad una condivisione della sofferenza, dove il terapeuta compartecipa con tutta la sua persona. La prima giornata si arricchisce con la visione del film di Marco Bellocchio “Marx può aspettare”, Palma d’oro onoraria al regista al Festival di Cannes 2021. Il docufilm è la rivisitazione della storia di una famiglia borghese legata alle regole e non al fluire delle emozioni. Bellocchio, al tempo stesso regista e “personaggio”, si rivolge ad un terapeuta Luigi Cancrini e ad un sarcedote per interrogarsi su cosa non ha capito, visto, sentito della sofferenza del suo gemello Camillo, che è morto suicida da più di cinquantanni. In questo suo percorso di significazione al tragico gesto, Bellocchio mette in piedi una sorta di seduta familiare dove ciascun fratello e sorella (sei maschi e due femmine) racconta la propria versione dei fatti, tra ricordi e supposizioni. “Marx può aspettare” è una frase detta proprio dal fratello Camillo al regista, come a dirgli che prima di qualsiasi politicizzazione deve risolvere i suoi problemi personali. Problemi che nessuno ha colto in una famiglia “centrifuga” dove per sopravvivere “ognuno pensa a se stesso”.
La seconda giornata inizia con la partecipazione di Rossella Aurilio, Luigi Baldascini, Gennaro Galdo, Giovanni Madonna e Giuseppe Ruggiero che si confrontano nella tavola rotonda “Cosa trasportare nell’arca di Noè: il mondo secondo noi”. Segue, poi una sessione sulle “Ricerche di benessere” che ha visto i contributi di Valeria Ugazio, Mauro Mariotti, Enrico Visani e Alderighi e colleghi. Anche qui diversi i temi toccati.
Interessanti le riflessioni proposte da Fruggeri, Barbetta e Caruso. Laura Fruggeri propone una prospettiva multi-processuale delle fonti del benessere, dove si intrecciano fattori quali appartenenze culturali, sociali, ideologie dominanti, processi socio-economici. Sottolineando, così, il ruolo del terapeuta come attore sociale, membro di una comunità che, quindi, deve tener conto di occupare una posizione che va otre lo studio clinico anche nel suo intervento di aiuto. Pietro Barbetta porta a riflettere sugli aspetti estetici ed etici della terapia in termini di curiosità. Si interroga, su quale sia la forza implicativa oggi del terapeuta, che posizione occupi anche nei confronti delle nuove frontiere contemporanee della clinica: nomadismi, questioni di gender, anziani. Antonio Caruso e Valentina Iori, analizzando le mappe cliniche che guidano le conversazioni e le azioni in terapia, individuano nel Piacere il denominatore comune, da qui il loro invito a riflettere su “com’è e qual è il mondo che vogliamo”. La seconda giornata vede ancora due sessioni: una dedicata alla psicoterapia remota e una alla psicoterapia nel tempo dell’incertezza. Nella prima sessione tra i contributi sulle nuove sfide dell’online: Gianamarco Manfrida pone l’attenzione sulle recenti forme per la supervisione e Erica Eiseberg sull’uso dei messaggi vocali. Nella seconda sessione Andrea Mosconi si chiede “Perfetto! Cosa mi permette di imparare”, riferendosi alla pandemia e alle conseguenti implicazioni cliniche. Poi c’è anche chi, come Valentina Albertini, si interroga su altre incertezze: quelle che attraversa il terapeuta e il setting clinico durante “lo stato interessante”.
Il sabato mattina, terza ed ultima giornata, dedica una sessione agli effetti della pandemia nell’infanzia, a tal riguardo importante è la riflessione di Stefano Cirillo sui bambini nella violenza domestica. A conclusione del convegno sono esposti alcuni spunti sulla “formazione che verrà”. Daniela Tortorelli porta una considerazione sulle innovazioni cliniche e formative nella supervisione diretta online “due telecamere vedono meglio di una”. Iva Ursini sottolinea come la complessità della presa in carico dell’anziano e della sua famiglia richieda una riverifica creativa degli strumenti d’intervento per favorire la permanenza al domicilio della persona il più a lungo. Umberta Telfner focalizza come l’apprendimento per diventare pensatori e psicoterapeuti sistemici implichi un approccio multidimensionale in cui gli studenti stessi sono protagonisti attivi alla loro formazione dentro un progetto di vita atto a diventare “migliori abitanti del pianeta”. Perché questo avvenga, tra gli ingredienti necessari individuati: la transdisciplinarietà integrativa, la creative inquiry e l’educazione alla curiosità che insegni a pensare e non certo cosa pensare.
Termina così il Congresso della Sippr e con esso il mandato di Rossella Aurilio, come presidente, che passa il testimone a Daniela Tortorelli del Centro Studi e Applicazione della Psicologia Relazionale di Prato (C.S.A.P.R).