La natura non commette errori

La natura non commette errori

di Andrea Mosconi

“La Natura, se vogliamo personificare il sistema, permette alla Morte (anch’essa personificata) di prendersi le sue vittime individuali (…) se la Morte dovesse spuntarla contro la specie, la Natura direbbe:Proprio quello che mi serviva per il mio ecosistema”.
(Bateson 1979, p. 141)

È questa meravigliosa e saggia osservazione di Gregory che voglio mettere alla base di tutte le considerazioni successive. Lo chiamo così, familiarmente, Gregory per dire quanto lo sento vicino e amico. È il pensiero umano, lineare, che vede il bene ed il male, il giusto e lo sbagliato scorporando i fatti dal loro contesto ed assolutizzandoli per identificare i “nemici” da cui difendersi. La Natura no! Lei cerca solo attraverso infinite circolarità di mantenere equilibri le cui ragioni sono solo negli equilibri stessi. Il pensiero lineare vede le parti, ma la parte ed il tutto spesso hanno ragioni contrapposte.

Cosa hanno a che fare queste considerazioni con quanto da mesi sta accadendo nel mondo? Come confrontarci e considerare eventi così drammatici che cambiano e limitano così pesantemente le nostre vite?

Siamo tutti qui ad attendere gli eventi e tutto ha preso un significato più provvisorio. I giorni passano e per qualcuno ogni giorno ha, o ha avuto, la sua particolare caratteristica o per qualcuno può sembrare uguale all’altro. Che faccio domani? Tra sette giorni? Come andrà la curva dei contagi? Cosa si potrà fare e cosa no? Domande che molti di noi non erano abituati a porsi o, almeno, non in modo così pressante e reale!

Proprio per questo la domanda, ed è urgente farsela, deve essere proprio quella sistemica per eccellenza. Quella che ci facciamo in ogni situazione. È una specie di Mantra Sistemico che discende direttamente dalle parole di Gregory citate più sopra: “Perfetto, cosa mi permette di imparare?”

Proprio per questo voglio condividere alcune considerazioni riguardo ai diversi e possibili livelli di una lettura Sistemica di questa situazione. Accompagnati da questa visione, che abbiamo scelto a guida della nostra vita, non solo professionale, vogliamo permetterci di ampliare lo sguardo ad interazioni più complesse?

1) Primo livello: il Sistema Corpo. Sul piano dell’interazione tra questo COVID-19 e il nostro sistema corpo parlo da medico. È ormai chiaro, ma lo era fin dall’inizio a chi lo volesse vedere, che questo virus ha vari aspetti che lo rendono temibile: 1) è nuovo perché era parte di altri sistemi ecologici e quindi non è adatto a noi. Non siamo immunizzati; 2) passa anche attraverso portatori sani e quindi non si riesce a controllare facilmente; 3) differentemente da un qualunque virus influenzale attacca direttamente il parenchima polmonare e quindi dà direttamente una polmonite virale e non una rino-laringo-tracheo-bronchite come la maggior parte dei virus influenzali. Ed ancora tutti gli effetti non sono noti. Da questo punto di vista, quindi, il rispetto delle misure di distanziamento sociale richieste dalle misure governative sono davvero l’unica difesa. Almeno per ora. È quindi un ospite scomodissimo con cui dovremo fare i conti per un bel po’. Sempre che non si trovi un farmaco efficiente o un vaccino, ma anche per quello ci vogliono i tempi non immediati della ricerca scientifica. Per un bel po’, quindi, si vivrà il giorno per giorno.

Dotiamoci di pazienza!

2) Secondo livello: il Macrosistema. Questa che stiamo attraversando è una crisi qualunque? Un fatto come tanti altri? No, a mio avviso, è una crisi epocale!

L’Ottica Sistemica ci ha insegnato che alcuni fatti sono da considerarsi “marca di contesto”. Vi sono fatti nella storia dell’uomo che mutando alcune regole fondamentali nelle interazioni diventano “marca” di nuovi contesti di relazione e cambiano, così, le interazioni tra gli elementi dell’intero sistema. La Bomba Atomica ad esempio è uno di questi. Quando alla fine dell’ultimo conflitto mondiale c’è stata quella esplosione devastante e drammatica per il genere umano è stato chiaro che era possibile in breve tempo autodistruggersi. Da allora altre guerre mondiali potevano essere solo minacciate, ma prima di agirle ci si sarebbe dovuto pensare molto bene. La hybris della razza umana doveva e poteva permettersi solo guerre locali. Da allora si può fare solo una “guerra mondiale diffusa”. E, purtroppo, così sta avvenendo.

Ma lo sappiamo, è impossibile non comunicare. E quindi anche così si continua ad amplificare la simmetria tra le parti del sistema che può arrivare ad un suo punto limite.

Ma allora di cosa è o può essere “marca di contesto” questo virus?

Guardiamo un po’ più in largo, al macrosistema in cui tutto questo avviene. Se prendiamo in considerazione la relazione tra NOI “Homo Sapiens” e il Sistema Natura in cui siamo inseriti, questa vicenda cambia alcune regole della relazione. Ci permette di renderci drammaticamente conto che non siamo onnipotenti, che siamo elementi parte di un Sistema che può annientarci in breve tempo se non teniamo costantemente conto del feedback che viene dalla interazione con gli altri elementi del Sistema stesso. Da questo punto di vista, questo virus è un avvertimento, quasi un meccanismo omeostatico che si produce in un Sistema che è già al limite del suo range di interazioni possibili e sta arrivando ad un possibile punto di biforcazione, per dirla con Prigogine (1979, 160). È una prova di catastrofe generale, di crisi globale. In fondo ci sono altri “COVID” in giro di cui non vogliamo prendere coscienza e che possono altrettanto minare in modo globale la nostra sopravvivenza: il global warming innanzitutto, ma altri come l’inquinamento, la deforestazione, la desertificazione, il consumo dell’acqua, gli squilibri economici crescenti ovunque all’interno delle nostre Società e tra le differenti parti del mondo. Anche nel caso di questi “COVID” noi uomini facciamo finta di non vederli ed essi possono avanzare in modo nascosto e strisciante finché non esploderanno. Esattamente come il COVID-19!

La cosa “buona”, si fa per dire, del COVID-19 è che, mentre per tutte le altre cause e per gli effetti che esse stanno producendo, tipo l’emigrazione, le guerre, ecc… si può prendersela con qualcuno che viene ritenuto colpevole e si può sentirsi nel giusto, per il COVID no! Lui è un nemico neutrale rispetto a tutto il sistema. Fa un intervento uguale per tutti, proprio come noi cerchiamo di fare con i Sistemi Familiari o meno con cui lavoriamo e, proprio come un Sistema che a fine di una seduta con noi, non potendo dire se abbiamo appoggiato le tesi dell’uno o dell’altro, non sa dire chi abbia ragione o chi torto, così, in questo momento, l’umanità è spinta a guardarsi l’uno con l’altro, a confrontarsi, a provare addirittura comprensione o disponibilità all’aiuto verso chi fino a ieri si odiava o si respingeva. Ci sono sì anche quelli che, non capendo, continuano ad agitare la bandiera dell’interesse personale o fanno la caccia al colpevole o agiscono solo a propria difesa, ma almeno per ora vengono smascherati e sono costretti ad ammettere o cercare di correggere il tiro. Per ora prevale la solidarietà, l’ammirazione per l’impegno e la generosità di chi è in prima linea, il senso di essere una comunità, la coscienza che per uscirne bisogna avere un senso di corresponsabilità. O se ne esce insieme o non se ne esce per nulla.

Rispetto alla Natura (e lo scrivo con la N maiuscola), poi, questa infezione nella sua stessa origine ci dà un segnale riguardo al limite dell’intelligenza lineare di “Sapiens”. “Sapiens” conquista, sottomette, possiede, controlla, distrugge e invade tutti gli ambienti ed i contesti senza pensare che questi ambienti hanno forme di vita e di equilibrio che non gli appartengono. In questo senso “Sapiens” è paragonabile ad una “cellula tumorale”. Questo tipo di cellule, lo sappiamo, hanno un vantaggio genetico sulle altre ed invadono lo stesso organismo di cui fanno parte fino a farlo morire, per poi morire con esso. Questo rischiamo di fare noi “Sapiens” se, continuando ad usare solo un’intelligenza lineare, non teniamo conto che la terra che ci ospita è l’organismo che ci dà vita e che se la distruggiamo, distruggiamo noi stessi. Questa pandemia, che ci ha costretto a fermarci, ci permette di vedere i segnali sempre più chiari che, lì dove l’uomo fa un passo indietro, il Sistema Natura di cui siamo parte riprende fiato, l’inquinamento diminuisce e tutto sembra indicarci la strada di cosa dobbiamo considerare per lo sviluppo del futuro. Una grande opportunità non credete? Si chiama: sviluppo eco-compatibile! Ma sapremo tenerne conto?

3) Terzo livello: L’interazione con il Sistema Sociale. Le riflessioni fatte portano con sé un’altra considerazione riguardante il Sistema Sociale. In questi ultimi anni si è assistito ad un progressivo e sistematico smontaggio dei Sistemi di Protezione Sociale. La parola d’ordine è stata: “riequilibrare i bilanci nazionali”. Forse perché accecati dalla corsa al benessere personale o forse perché il benessere stesso aveva permesso a molti di approfittarne in modo scorretto, le strutture pubbliche sono sembrate fonte si spreco e si è inneggiato alla struttura privata come modello di efficienza ed economia. Per riequilibrare i bilanci si è proceduto, perciò, a distruggere quella rete di strutture pubbliche che avevano funzionato da scheletro, da sistema sanguigno e neuronale della società sostenendo e portando alimento in tutto il sistema corpo sociale. Evidentemente parlo della Sanità, della Pubblica Istruzione, del Welfare, dei Trasporti, ecc… Tocchiamo con mano, ora, cosa vuole dire non aver continuato ad essere coscienti del valore di questi “Elementi” del sistema sociale. Lo dico sia per chi dal di dentro ne ha disonestamente approfittato che per chi dal di fuori, per propria ideologia, li ha combattuti. Ecco, questa crisi ci può aiutare a riordinare la scala di valori riguardo a ciò che è più importante da preservare in un sistema sociale, controbilanciando l’importanza eccessiva data al sistema produttivo, per tenere in giusta considerazione ciò che è alla base di una convivenza possibile, sicura e civile. Certo sono sempre le due polarità che vanno bilanciate: il sistema competitivo e quello collaborativo. L’uno va nella direzione dell’interesse personale e della selezione della specie che può divenire selvaggia, e l’altro verso l’idea che il medio bene dei più è meglio del massimo bene di pochi. Il primo affida la cura dei deboli e dei malati, il Welfare e la Protezione Sociale al volontariato, alle opere pie. Il secondo considera la Protezione Sociale come bene essenziale dello Stato ed un valore indispensabile per la convivenza. Tuttavia, prima o poi, si arriva sempre a dover decidere a quale logica deve sottoporsi ogni parte del sistema sociale che diviene indispensabile alla vita di tutti. Sarà così anche per l’enorme sviluppo della rete informatica che sta diventando sempre di più la rete neuronale del pianeta indispensabile per la gestione della vita di sempre maggiori parti del sistema. Così se, da un lato, essa ci permette di accelerare i circuiti di feedback tra parti del sistema facilitando la possibilità di co-costruire le soluzioni, dall’altro domani ci metterà di fronte a problemi come: l’enorme possibilità di controllare, ancora di più di ora, le vite individuali e stabilire chi e come potrà gestire l’enorme potere che tutto questo accentra… e nelle mani di chi?

4) Quarto livello: le nostre Interazioni Quotidiane. E cosa dice tutto questo riguardo alle nostre interazioni quotidiane, ai nostri sistemi più vicini? Certo questo fermarci ci mette nella condizione di cambiare la nostra posizione nei Sistemi di cui facciamo parte e cambiano le regole di relazione. Ci sentiamo lontani o addirittura separati da chi ci era vicino, ci troviamo a comunicare virtualmente con chi eravamo abituati a toccare, guardare in faccia, accarezzare, stringerne la mano, dare una pacca sulla spalla, prendere sottobraccio. Al contrario ci possiamo trovare a convivere con chi non eravamo abituati ad avere vicino per così tante ore o addirittura era in conflitto con noi, vederlo/la ogni giorno e magari doverci parlare. Non possiamo più giovarci di struttura dissipative, così si chiamano, che diluivano e differenziavano, distribuendole, le tensioni dei Sistemi: lavoro, spostamenti, scuola, attività varie. Magari ci favorivano nell’utilizzare il meccanismo dell’evitamento che tanto è utile per illuderci che ci sia un equilibrio nelle relazioni. No, ora non ci possiamo tirare indietro, siamo in contatto! Ed allora? Ecco che anche questa è un’opportunità per fermarci ed ascoltare noi stessi e gli altri, provare a guardarli con occhi diversi, non pretendere di strafare, riapprezzare i piccoli gesti, lasciare che le cose nascano dal costruire insieme e non sottrarci alle verifiche, se queste devono venire. Ma con pazienza e cercando le soluzioni, non i problemi. Così nell’infinitamente piccolo potremo riscoprire magari il valore del quotidiano, del silenzio, delle cose semplici, del fare insieme, dell’aspettare che la fantasia dell’uno o dell’altro porti alla mente un’idea. A volte è più semplice di quanto sembri!

5) Quinto livello: la Nostra Clinica. E con i nostri pazienti… “pazienti”? Anche qui la nostra posizione cambia. Di volta in volta potremo trovarci ad inventare modi diversi di farci sentire vicini, esplorare strumenti nuovi e differenti per restare in relazione e dare aiuto, credere che, al di là dello strumento usato, ancora una volta è la conferma nella relazione quello che conta. Ci risuonano le parole di Cecchin: “Tutti abbiamo bisogno di sentirci visti e pur di sentirci visti siamo disposti ad inventarne di tutti i colori!” (Peruzzi, 2005, 23). E poi… e poi ovviamente: ipotizzazione, circolarità e neutralità! Così i nostri pazienti ci sentiranno presenti, anche se in modo differente, ed apprezzeranno il nostro impegno sincero ed attento. Come diceva Milton Erickson: “non ci sono pazienti difficili o inguaribili, ci sono solo terapeuti che riescono o non riescono a trovare un modo di comunicare con loro” (Erickson, Rossi, 1979, 87).

Ma mentre scrivo, tuttavia, mi viene in mente un’altra cosa a proposito della nostra clinica. Vediamo come un piccolo virus, che però colpisce il Sistema in un punto preciso, ottiene grandi effetti. Questo può essere un insegnamento per il nostro fare Terapia. Viene in mente la “saltologia” di cui parla il Milan Team proprio nelle prime pagine di Paradosso e Controparadosso:

I risultati hanno confermato che, quando si riesce a scoprire e cambiare una regola fondamentale di un sistema, si può ottenere rapidamente la scomparsa dei comportamenti patologici. Ciò ci induce ad accettare l’idea proposta di Rabkin: che in natura avvenimenti d’importanza radicale accadono, a volte, d’improvviso quando una regola fondamentale di un sistema viene cambiata. Rabkin propone il termine di saltology, cioè saltologia (dal latino saltus) per la disciplina che dovrebbe studiare questi fenomeni. Ciò trova la sua corrispondenza nella Teoria Generale dei Sistemi i cui teorici parlano di “P.s.” come di quel punto del sistema sul quale converge il numero massimo di funzioni essenziali a un sistema, cambiando il quale si ottiene il massimo cambiamento con un minimo di dispendio energetico.
(Selvini Palazzoli, M.; Boscolo, L.; Cecchin, G. F.; Prata G., 1975)

In fondo a pensarci bene il P.s. che ha colpito il COVID è questo: la relazione tra persone e la vicinanza fisica è stata trasformata da generatrice di vita a minaccia di morte. Questo ha paralizzato tutto il sistema!

E non è un po’ così con il controparadosso terapeutico: l’azione fonte di etichettatura come “follia” viene riletta come salvifica per il sistema. Questo paralizza il gioco patogeno. Che grande intuizione del Milan Team!

Ecco, studiare e pensare sempre con precisione i nostri interventi di aiuto perché colgano il più possibile il “P.s.” dei problemi che i Sistemi individui o famiglie ci portano, ma con una coscienza in più: il “P.s.” per eccellenza sta nel cercare insieme a loro!

Tutto questo, a mio avviso, “ci permette di imparare” questa pandemia e forse molto altro che verrà. È un’opportunità di presa di coscienza che questa infezione del COVID… “Terapeuta Sistemico” ci offre.

Naturalmente per chi la vuole vedere e soprattutto tenere con Sé in fondo alla propria coscienza.

Andiamo avanti, costruiamo insieme tempi migliori!!!

Bibliografia

Amorin-Woods, D.; Fraenkel, P.; Mosconi, A.; Nisse, M.; Muñoz Aburto, S. (2020), “Family Therapy and Covid-19: international Reflections During the Pandemic from Systemic Therapists Across the Globe”, Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, in press. doi:101002/anzf.1416

Erickson, M. H.; Rossi, E. L. (1979), Hypnotherapy: an exploratory casework. New York: Irvington. Trad. it. Ipnoterapia, Roma, Astrolabio,1982.

Peruzzi, P. (2005), “L’ultima lezione di Gianfranco Cecchin”, Connessioni, 16: 23-34.

Prigogine I., Stengers I. (1979) La nouvelle alliance, Gallimard, Paris. Trad. it. La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, Torino, Einaudi, 1999.

Selvini Palazzoli, M., Boscolo, L., Cecchin & G.F., Prata, G.  (1975), Paradosso e controparadosso. Un nuovo modello nella terapia della famiglia a transazione schizofrenica, Milano, Feltrinelli.

Selvini Palazzoli, M., Boscolo, L., Cecchin, G.F. & Prata, G. (1980). “Hypothesizing – circularity – neutrality: Three guidelines for the conductor of the session”, Family Process,19: 3-10. Trad.it. “Ipotizzazione, Circolarità, Neutralità: tre direttive per la conduzione della seduta”, Terapia Familiare, 7: 7-19).