di Massimo Giuliani
Usciamo col numero 2 della nuova Connessioni telematica quando ancora è grande la gratitudine per l’accoglienza del numero 1. Dal punto di vista quantitativo e dal tenore delle attestazioni di gradimento possiamo dire che questo passaggio è stato accolto con favore dai colleghi che si sentono vicini, o che comunque sono interessati, all’evoluzione del modello sistemico nella cura. Qualche volta non soltanto dai colleghi – cosa che non può che renderci felici.
L’impressione è che la nuova rivista sia quello di cui c’era bisogno, per condividere con quanti più colleghi possibile (e, se possibile, non solo con loro) il pensiero che dalle parti di via Leopardi si continua a produrre senza sosta.
Quella dalla carta al web non è l’unica transizione per Connessioni. Jimmy Ciliberto lascia la guida della redazione, e Gianluca Ganda prende il suo posto.
A Jimmy va il ringraziamento del Centro Milanese e della redazione di Connessioni per il suo contributo decisivo nel dare alla rivista il passo leggero che l’ha portata fin qui. A Gianluca l’augurio di tutti noi per il lavoro che c’è da fare.
E anche nella Redazione c’è chi va e chi viene. Un grazie di cuore a Francesca Balestra e in bocca al lupo per gli altri impegni che la aspettano. Dal numero 3 conoscerete nuove penne che si uniranno a noi.
In breve, qualche parola su quel che troverete in questo numero. Per cominciare, alla fine di ottobre è morto Salvador Minuchin, un Maestro della terapia della famiglia. Lo ricordano Pietro Barbetta, Umberta Telfener e Jacqueline Pereira: dalle loro parole si capisce perché, pur nella distanza che ha animato la dialettica tra lui e i terapeuti di Milano, a Minuchin dobbiamo molto tutti quanti.
L’articolo “in primo piano” è stavolta di Pietro Barbetta, che porta (dopo Umberta Telfener) la propria riflessione su come cambia il Milan Approach.
Ancora, lo specchio (quello di vetro ma anche quello metaforico) è spunto per il contributo di Beppe Pasini su una via estetica alla psicoterapia sistemica.
Fabio Sbattella interviene su un tema antico e importante per il movimento sistemico: la didattica e la sua valutazione.
Claudia Trombetta partecipa con una riflessione intorno alla sindrome di Down e che, sula scia dei Disability Studies, propone una posizione critica nei confronti del linguaggio normativo.
Nel numero precedente avevamo recuperato un articolo di Luigi Boscolo su un fatto di cronaca di cui si era tanto parlato all’inizio degli anni 2000 e che aveva interrogato sui rapporti fra genitori e figli. Questa volta Pier Giorgio Semboloni e Antonio Nurra tornano su un’altra vicenda, quella nota come “il delitto di Cogne”: il loro interesse si rivolge a quel caso per leggerlo come la storia di un mito familiare.
Seguono, come abitudine di Connessioni, recensioni e segnalazioni.
Buona lettura, e grazie a chi contribuirà a far conoscere Connessioni nuova serie, attraverso i propri social network o nel modo che vorrà.