di Jimmy Ciliberto
Si riparte quindi dal numero 1: una ripartenza che rappresenta insieme la longevità e l’eterogeneità dell’approccio milanese alla terapia familiare.
L’apertura è affidata ad Umberta Telfner, che fa il punto sull’eredità storica che Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin hanno lasciato a tutti noi e su come, facendo specificamente riferimento alla propria evoluzione professionale, questa sia stata reinvestita ed ampliata dagli allievi, producendo nuove prassi e riflessioni, nell’ambito della psicoterapia e della psicologia più in generale.
L’articolo successivo è un saggio di Pietro Barbetta, che ci accompagna in un viaggio attraverso il pensiero di Gregory Bateson, soffermandosi sul rapporto tra potere e soggetto che emerge dalla relazione tra ontologia ed epistemologia.
I successivi due articoli ci fanno addentrare nella pratica clinica, attraverso l’esperienza di colleghi rispettivamente di Torino e Trieste.
Mauro Piccinin e Deborah D’Andrea si soffermano sull’impatto della qualità della relazione terapeutica nell’evoluzione di una situazione di abuso, seguita all’interno di un contesto istituzionale di tutela minori, mentre i colleghi Sandri, Marchiori e Bonavigo, ci illustrano le modalità che hanno sviluppato, all’interno di una cornice sistemico relazionale, per prendere in carico sistemi all’interno dei quali c’è una persona “gender variant” che intende intraprendere un percorso di transizione.
Il numero si chiude con un articolo curato da Massimo Giuliani e che nasce dagli appunti personali di Luigi Boscolo, a seguito degli eventi successi a Novi Ligure e che videro due adolescenti progettare e portare a termine l’omicidio della mamma e il fratello minori di una dei due; un documento prezioso che ci mostra un Boscolo in età avanzata che continua a guardare il mondo con la stessa rispettosa curiosità di sempre.
Buona lettura,
Jimmy Ciliberto