di Adele AnnaAbbondio, Cinzia Ardigò, Gloria Bianchi, Monica Gatti, José Adan Martinez Flores
gruppo.sinergicamente@gmail.com
Introduzione
Sinergic@mente è un gruppo di intervisione nato nel 2009 e formato dapprima da sei (del gruppo iniziale faceva parte una psicoterapeuta adleriana), ora da cinque professionisti della relazione di aiuto – quattro psicoterapeuti e una mediatrice familiare – che si incontrano mensilmente per discutere delle situazioni di impasse lavorativa e per momenti auto-formativi. I componenti condividono un background sistemico relazionale che li ha orientati a scegliersi e a scegliere il dispositivo dell’intervisione per rispondere a questi bisogni professionali. L’intervisione infatti è un metodo democratico, partecipativo e paritario in cui i membri offrono gratuitamente il loro ascolto e le proprie competenze ai colleghi in un clima di rispetto, fiducia e stima reciproca.
In questi anni il gruppo – dotatosi sin da subito di uno statuto e definendo una metodologia ispirata a esperienze precedenti – ha costantemente operato una meta-riflessione sugli aspetti sia tecnico-procedurali che sui vissuti personali e sulle dinamiche del gruppo al fine di stare nel divenire. Questi focus multipli hanno a nostro avviso favorito la longevità del gruppo, arricchito le relazioni e sostenuto la crescita professionale e personale.
Rispetto alle esperienze italiane documentate in letteratura (ad esempio Trotti et al., 2016; Teora et al., 2021), le specifiche del nostro operato riguardano inoltre una maggiore strutturazione del processo di intervisione (scandito in fasi, tempistiche, turni e ruoli), l’impegno a tenere un registro dei casi analizzati (ad oggi circa 100) aggiornato tramite annuali follow-up, l’estrapolazione di dati di ricerca e indicatori di risultato, le diverse professionalità e i differenti contesti lavorativi, la costante cura e attenzione alla relazione tra i partecipanti senza perdere di vista gli obiettivi professionali del gruppo.
Lo scopo di questo articolo è offrire un esempio clinico di una nostra intervisione. Le premesse epistemologiche ed etiche, le scelte tecniche (fasi, tempistiche, struttura, etc.) e gli aspetti applicativi sono stati dettagliatamente descritti in un precedente contributo pubblicato dai medesimi autori (Abbondio, Ardigò, Bianchi, Gatti, Martinez Flores, 2022a, 2022b).
Il lavoro è organizzato ripercorrendo le fasi procedurali di un incontro appositamente registrato, di cui proponiamo – per motivi editoriali – solo brevi estratti delle trascrizioni, volti a far comprendere il funzionamento del processo di intervisione, a discapito della ricchezza dei contenuti emersi e trattati.
Le parti eliminate sono indicate con […]; la scelta ha seguito un criterio funzionale alla comprensione del caso e del processo di intervisione. Abbiamo inoltre utilizzato alcune abbreviazioni, dove “Md” sta per madre, “Pd” per padre, “Pz” per la paziente, “R” per il fratello, “T” per l’ex ragazzo di J.
I dati personali relativi al caso sono stati modificati nel rispetto della legge sulla privacy e i professionisti partecipanti all’incontro verranno identificati come P1 (collega che porta il caso) e P2, P3, P4 e P5 (gli altri membri del gruppo).
I paragrafi di cui si compone lo scritto riguardano:
- la presentazione del caso, in cui P1 racconta la situazione clinica a partire dalla sintesi inviata una settimana prima tramite PEC e che viene illustrata anche attraverso il genogramma;
- l’approfondimento tramite domande; P2, P3, P4 e P5 hanno a disposizione rispettivamente lo stesso tempo in cui porre quesiti a P1 così da raccogliere più informazioni, chiarire alcuni aspetti e sviluppare punti e curiosità non trattati nella prima parte;
- le ipotesi, i colleghi propongono al gruppo loro osservazioni, commenti, restituzioni formulate in risposta al quesito di P1;
- il feedback, P1 esprime le proprie osservazioni cliniche, i propri vissuti e ciò che si porta a casa dall’incontro di intervisione.
Presentazione del caso
P1: Vi porto il caso di J, una ragazza del 2005. La sto vedendo privatamente da metà febbraio: a fine febbraio ho fatto un incontro genitoriale e poi ho rivisto J […]. Martedì scorso è stato l’ultimo colloquio.
L’invio si è svolto in questo modo: sono stata contattata verso fine gennaio da una mia collega […] counselor che ha incontrato questa ragazza, mi dice che fin da subito ha sentito che non era “il suo territorio”: ciò che gliel’ha fatto pensare è l’abitudine recente di J ad assumere farmaci “a caso” […] quando si sente male psicologicamente, ad esempio se ha un litigio a scuola con un’amica a casa prende alcune pastiglie di antidolorifici […]. L’altra cosa che ha spiazzato la mia collega è il fatto che J le abbia rivelato che fa “shifting”: è un fenomeno […] su cui ho letto qualcosa di recente […] si entra in mondi paralleli, previa scrittura di un copione che rappresenta la propria storia, sfruttando i momenti ad esempio di dormiveglia per entrare in questa nuova realtà. […].
Vi confermo che J non mi ha mai parlato di questa cosa dello “shifting” […] invece il tema dei farmaci me l’ha raccontato quasi subito.
Sempre nell’invio, la mia collega mi ha spiegato che J esce poco, ha solo un’amica stretta e molte “amiche online”; trascorre diverso tempo nella sua camera. Inoltre mi riporta un rapporto molto conflittuale coi genitori, in particolare con la Md, ed è per questo che ha pensato a me per l’invio: aveva in mente un intervento sistemico, possibilmente una terapia familiare.
La collega mi accenna inoltre che la Md ha espresso anche un bisogno per sé, in quanto ha avuto un tumore al seno l’anno scorso; per questo motivo l’ha indirizzata ad un Consultorio. […]
La Md mi telefona per fissare, quindi le do due informazioni; concordiamo che dato che J aveva già fatto un pezzetto di percorso, ed era intenzionata in prima persona e sufficientemente grande per il primo colloquio da sola, lo avrei dato direttamente a lei. […]
Al primo incontro J mi parla un po’ di sé: fa la III liceo […], ama leggere, a volte suona il pianoforte, non fa sport perché proprio non le piace. Mi parla poi di un’amica stretta […] e di alcuni intrecci “amorosi” con un ragazzo […] che l’hanno messa e la mettono tutt’ora in difficoltà. Di fatto la risoluzione di queste vicende sembra essere la sua richiesta, più avanti accenna a voler risolvere le questioni familiari, ma anche che si è arresa […]. J mi dice di aver chiesto lei dei colloqui alla mia collega verso ottobre/novembre 2021: per due settimane aveva smesso di mangiare e iniziato l’assunzione random dei farmaci. Accenna ai conflitti familiari, che durano da anni […]; i farmaci li prende o se soffre per il ragazzo o dopo litigi coi genitori. Lo faceva di nascosto, i genitori l’hanno scoperto e occultato i farmaci […] pare ora non abbia accesso. Nell’ultimo colloquio mi aveva detto di aver avuto una sorta di “crisi di astinenza” […] ha detto “[…] mi mancava quella cosa che mi fa stare bene”. […]
Tema familiare: ci sono litigi continui […] mi riporta che i genitori la insultano con frasi molto spiacevoli […].
J mi dice che la Md ha avuto un cancro tra la sua I e la II superiore: ricorda che una sera le è stato detto, ma che non ha mai avuto dettagli, le venivano date “notizie di sfuggita” da cui capiva che “non era una cosa buona”, ma non molto più di così. Ammette di aver mantenuto un atteggiamento freddo, ma non perché non le interessasse […].
In generale J mi riporta un grande senso di distacco dai suoi genitori; “mi faccio gli affari miei, sto con loro 20 minuti al giorno”. Dice che con loro le viene difficile parlare di qualunque cosa […] si sente giudicata, e sa che senza di lei starebbero meglio.
J ha un fratello nato nel 2016, con cui dice di avere un rapporto altalenante […]. I genitori hanno provato a dire al fratello “non stare con J, tanto a lei non frega nulla di te” […]. L’ultima volta mi ha anche detto che questo fratello sia molto “ingombrante”, che prende molto spazio e molto tempo […].
Concordiamo con J che io veda i genitori; […] non vuole che accenni loro al tema delle emozioni e della sua fatica ad esprimerle.
Colloquio genitoriale: riportano che il malessere di J ci sia da circa 4 anni. La Md accenna che possa aver influito la nascita del fratellino quando J era in IV elementare […]. Il Pd aggiunge che la Md tenda a sostituirsi, lui avrebbe fatto scelte diverse nell’ottica dell’autonomia dei figli […] Anche J mi conferma di sapere che è stata un po’ “viziata” […].
La Md dice che le sembra giusto fare delle cose per i figli […] ma ammette di arrabbiarsi per l’ingratitudine o il sovraccarico; ammette inoltre che abbia deciso di trattare J con la stessa “moneta” con cui si sente trattata, mettendosi sullo stesso piano con urla e insulti. […].
Il Pd descrive J come infelice, non sorridente, non fa le cose che fanno tutti.
[…] Riportano anche la gelosia di J che li porta a dover fare cose identiche per entrambi i figli […].
Ammettono di aver incolpato la figlia in più occasioni […] e di non aver affrontato il tema del suo disagio con serenità, non hanno approfondito, chiesto, cercato di capire. La Md dice che secondo lei per J “fa figo” andare dallo psicologo e avere dei problemi […].
La Md mi ha chiamata due settimane fa riportandomi con sconcerto che J – dopo un litigio – le ha riferito di non essere interessata a risolvere le cose in famiglia, ma di venire ai colloqui per risolvere “altro” […] nel colloquio successivo ho riferito a J […] lei ha risposto che non è che non voglia risolvere le cose a casa […] ma le sembra che non ci sia uno sforzo dall’altra parte […] dice tipo “se tutti ci impegniamo bene, sennò io non è che vengo qui per la mia famiglia” […]
Nell’ultimo colloquio parliamo dei nonni: J mi riporta una netta differenza rispetto alla qualità delle relazioni tra famiglia materna e paterna; i nonni paterni […] sono per lei due figure positive […] invece il nonno materno – la nonna è mancata – […] ha sempre dato più attenzioni al fratello […] e anche lui non manca di rimproverarla […].
Rispetto alla relazione col fratello dice che all’inizio lui aveva più attenzioni e lei capiva, perché era piccolo […] poi però […] ha iniziato a soffrirci e a pensare “è vero che è piccolo, ma anche io ho bisogno”.
[…] In questo momento critico dice di essersi un po’ allontanata da tutti […] compresi i nonni paterni, a cui vuole molto bene. […] Dice che questo le dispiace perché loro forse pensano che non gli voglia più bene; a questo punto si commuove […].
Vado alla mia richiesta […] quello che vi chiedo oltre alle vostre impressioni è come proseguire al meglio questo percorso. […] Ho esplorato un po’ con J […] e lei ha detto che sente il bisogno di fare un percorso suo, che le va bene che anche i genitori possono essere seguiti o in parallelo o altrove, ma dice di non avere nessuna intenzione di fare dei colloqui familiari in questo momento.
Approfondimento tramite domande
P2: mi potresti spiegare in che cosa consiste il fenomeno di shifting?
P1: preferisco lasciare la spiegazione alla collega perché ha più informazioni.
P5: […] mi hai fatto ricordare la mia esperienza di training autogeno/autoipnosi, una tecnica di rilassamento che raggiungi attraverso delle visualizzazioni e dei messaggi accompagnati da una respirazione profonda, che piano piano ti introducono in un altro stato di coscienza.
P2: nella tua presentazione hai detto che J è interessata alla wicca, mi potresti dire qualcosa?
P1: è considerata una religione o percorso spirituale di tipo mistico […]
P2: pare che la ragazza conviva con due mondi: pagano e surreale. […] In questo momento vorrei sapere com’è fisicamente e l’atteggiamento che ha con te
P1: è una bella ragazza, ma non molto appariscente, ha degli occhi molto chiari. Si presenta in abbigliamento sportivo, il suo tono di voce è basso, un po’ sussurrato ed è disponibile, risponde alle domande in modo rispettoso. Non è particolarmente loquace ma nemmeno silenziosa, fa un po’ fatica.
P2: come sono i genitori?
P1: la figlia assomiglia alla Md, hanno gli stessi occhi però i capelli lisci castano chiaro, la Md super ricci. La signora è abbastanza alta. Il Pd è un omone, non particolarmente brillante, nella norma. Direi che la ragazza fisicamente mi ricorda più la Md.
P2: hai parlato con entrambi genitori?
P1: sì, avevamo concordato che era un incontro dove io avrei raccolto il punto di vista dei genitori soprattutto di cose che lei non poteva ricordare, ad esempio la sua infanzia. Ho sentito l’urgenza di questi genitori un po’ perché loro avevano già fatto degli incontri con la mia collega, io sapevo già delle cose e avevo bisogno di vederli senza attendere la figlia.
P2: che impressione hai avuto?
P1: sono preoccupati ma più che preoccupati esasperati, da un lato desiderano che le cose vadano meglio un po’ per tutti, cioè desiderano che in casa ci sia più serenità più armonia che la ragazza non sia sempre chiusa in camera, di passare i weekend al mare dove dovrebbe collaborare. Non ho sentito una paura per quello che dicono, mi chiedo perché non siano arrabbiati della serie “ma sei scema cosa cos’è sta roba dei farmaci che cosa ti salta in mente”.
P3: non mi tornano le date della nascita del fratellino e del suo percorso scolastico; se lui ha 6 anni e lei va per i 17 quando è nato non poteva essere in quarta elementare.
P1: […] il fratellino è nato nel 2016, la Md accenna che J era in quarta elementare. […] J mi ha detto che lui è nato quando lei era in quinta, che in ogni caso anche questo non torna. […] perché danno un’informazione sulla figlia che proprio non c’entra niente? Mi vien da dire la vedono bene? Questa sarà una delle cose da riapprofondire […]
P3: il fratellino è nato quando è morta la nonna materna, ne ha parlato? E com’era la nonna?
P1: della nonna materna J non mi ha detto niente, o meglio, mi ha detto solo che era morta per un tumore e basta. Mi ha parlato dei nonni paterni […] non era accudita da questi nonni ma da quelli paterni. [..] della nonna materna so che non c’è più. Non so la data rispetto alla nascita del fratellino e la morte della nonna.
P3: i conflitti sono solo tra lei e i genitori o litigano anche altre persone?
P1: sembra solo tra loro (genitori e J). L’unica cosa di coinvolgimento che mi riporta è legata ai nonni paterni, che le dicevano sempre “aiuta la mamma” nel periodo in cui la Md era ammalata; le dicevano “dai, devi aiutare la mamma”, ma non in termini di un conflitto, di un intervento duro; le facevano questa raccomandazione.
P3: volevo chiederti rispetto ai farmaci: quali sono? E come mai sono in casa? Di chi sono?
P1: alcuni sono i farmaci generici, altri sono dei farmaci che prende la Md, che ha detto “in quei giorni lì avevo mal di testa e quindi c’era il Moment in giro perché lo stavo prendendo io e J lo ha arraffato” […]
P4: volevo capire qualcosa di più sull’avvio del percorso di counseling… perché non ha mangiato per due settimane?
P1: aveva chiesto lei dei colloqui da una psicologa e i genitori hanno detto “proviamo col counseling” perché erano spaventati… […] Lei diceva che per due settimane non ha mangiato e poi la cosa è rientrata, era una fase collegata sia al ragazzo che alla famiglia. Ricorda che i genitori le urlavano di mangiare e la minacciavano di farla ricoverare in un istituto; “sicuramente c’era stato un litigio coi miei e dopo qualche settimana ho iniziato coi farmaci”.
P4: la counselor aveva parlato anche con i genitori?
P1: sì, aveva un contatto telefonico con la Md e tra l’altro mi ha confessato che a volte teneva dei segreti con loro rispetto all’uso dei farmaci […]; ha fatto un colloquio genitoriale finale con entrambi dove ha dato una sua restituzione e il mio numero e quello del Consultorio… […]
P4: e J come l’ha presa la fine di questa consulenza?
P1: la domanda diretta non gliel’ho fatta […]
P4: sai che lavoro faceva la Md? Come mai ha smesso?
P1: […] lui lavora più o meno dalle 8 alle 19, fa il commerciale e lei è a casa, non le ho chiesto se ha mai lavorato
P4: sai se per caso hanno cercato di avere altri figli?
P1: non so […]
P4: quindi anche dell’arrivo di R non ti hanno detto molto?
P1: no […]
P4: come ti è sembrato il rapporto tra i due genitori?
P1: ho sentito da parte del Pd un po’ di disapprovazione rispetto allo stile educativo della Md della serie “io farei diversamente” […] e non li ho sentiti particolarmente complici, non si sono mai scambiati uno sguardo, non ho percepito proprio un conflitto o un momento critico, però una divisione dei ruoli abbastanza definita […]
P4: come ha vissuto la Md la morte di sua mamma?
P1: non ne ha parlato… l’ha detto solo J, tra l’altro la Md ha parlato dell’arrivo di R, del trasloco che era sempre in questo famoso 2016 […]
P4: loro cosa sanno che ti ha riferito la collega counselor?
P1: […]
P5: J come va a scuola?
P1: […] non è una secchiona ma non ha problemi…
P5: e il fratellino ha o dà problemi?
P1: […] J mi ha detto che lui è impegnativo nel senso di vivace, espansivo, estroverso. Lei è più solitaria, […] Anche quando sta con persone piacevoli come le amiche sente il bisogno di isolarsi, “anche dopo un po’ sento come il bisogno di staccare, devo starmene un po’ per conto mio”. […]
P5: hai descritto una comunicazione familiare assai aggressiva, è la norma tra tutti i componenti o solo con J? In presenza del fratellino?
P1: il fratello assiste […] l’ultima volta perché parlavamo di come è stata la settimana, […] lei mi ha detto “ho avuto una giornata buona sabato perché sono uscita”. Peccato che si è sbronzata la sera “però sono stata bene grazie al fatto che ho bevuto ho anche socializzato sennò non ce l’avrei mai fatta e quindi per quello sono stata contenta”. Invece in casa giornate buone non ce ne sono mai.
P5: questo fatto del bere è stato un episodio o lei beve per poter socializzare?
P1: […] non è un’abitudine, perché esce poco. La prima volta aveva un po’ esagerato e il Pd che era andato a prenderla si era accorto dicendole “guarda che non esci più se ti ritrovo in questo stato”. Infatti per questo sabato ha detto “ho bevuto un po’ ma trattenendomi, cioè quel giusto livello che un po’ mi scioglievo, un po’ perché mio papà non si accorgeva, perché ci tengo a uscire una volta ogni tanto con le mie amiche; quindi, no non voglio poi beccarmi il divieto”.
P5: con T hanno avuto rapporti sessuali? Precedentemente? Ha mai fatto uso di sostanze?
P1: no. Se ha fatto uso di sostanze non gliel’ho chiesto.
P5: tu come ti senti con lei?
P1: […] faccio un po’ fatica […] sento di dover condurre io. Lei è come se fosse lì in attesa. Il suo essere un po’ passiva mi affatica un po’ […]. È una ragazza con cui mi trovo bene […] è una situazione cronica, son qui che mi sto spaccando anch’io la testa un po’ come fa lei chiedendomi se davvero questi genitori saranno capaci di cambiare punto di vista, di comprendere la sofferenza di J, di non incolpare. […] va avanti da anni e solo ora chiedono un aiuto, mi preoccupa un po’ questo.
Le ipotesi
P2: Ho tre ipotesi. Ipotesi 1: credo sia meglio in questo caso anche dal punto di vista deontologico avere due terapeuti diversi, questo non impedisce di chiedere più informazioni perché è minorenne. […] Tieni conto che i genitori in qualsiasi momento possono ritirarla perché minorenne e possono trovare altri percorsi.
Sei stata brava perché hai visto anche la terza generazione (i nonni), adesso si tratta di assemblare tutte le informazioni integrando quello che emerge […] e poi bisogna coordinarsi se ci sarà un’altra terapeuta per scambiare più informazioni cliniche, quindi se riusciste ad andare in parallelo sarebbe meglio. Ipotesi 2: riguardo alla dicotomia genitoriale, il Pd ha una linea, la Md un’altra, anzi forse ci sono tre linee, il fratellino la rifiuta però la ama. I genitori sono poco consapevoli anche se sono loro che gli dicono di non stare con la “cattivella”, è un messaggio un po’ forte, […] prendiamo in considerazione le informazioni che abbiamo. È importante indagare il sistema fratelli nonostante R sia ancora piccolo, lo vede tutti i giorni e si relaziona con lui. Ipotesi 3: lavorare con la ragazza, tenendo conto che è ancora un’adolescente, quindi dovresti agganciarla, sarebbe fantastico perché altrimenti è da sola. […] Ricorda che sei in una fase iniziale di consultazione, potresti dedicare due/tre colloqui per poi dare una restituzione ai genitori.
P3: sto su due ipotesi. La prima riguarda la motivazione alla terapia, visto che sei ancora in fase di consultazione. C’è da motivare i genitori. La pz mi sembra disposta, ha cambiato ritmo, un ritmo blando, grazie al quale non butta lì le cose come se dovesse subito risolverle […] l’ha fatto prima, sperando di ottenere velocemente quello che volevano i genitori da lei. Con te sembra diversa, tu le hai fatto sentire […] che la terapia è uno spazio di decompressione, dove si cerca di avvicinarsi ai grandi dolori, quelli muti […] lei era piccola, probabilmente in quarta elementare, ed è successo qualcosa. Io ho ipotizzato che abbiano diagnosticato la malattia alla nonna, che poi è morta due anni dopo, qualcosa è successo. Mi chiedevo se sia possibile rimandare ai genitori che tu prendi seriamente la loro richiesta di “correzione”, ma prima si deve esplorare e capire che cosa c’è sotto. […] Non so se lo faccia per sé, il non riuscire ad andare avanti, o per segnalare che stia soffrendo qualcun altro. È la mia seconda ipotesi e penso alla Md sofferente. Il Pd lo sento acerbo, che non riesce a capire, acerbo nel senso che forse empatizza a livello emotivo, ma non va sotto a dare un significato. Mi sembra che abbiano avuto una serie di disgrazie, che hanno addirittura offuscato una nascita […] e che abbiano perso la grazia in generale, parlano sgraziatamente, si muovono sgraziatamente; è successo qualcosa di brutto, vivono una serie di reazioni depressive appropriate che formano una grande depressione sia personale che familiare. R sembra quello che riesce a mantenere l’incanto; è stato protetto dall’essere piccolo però inizia a crescere e nessuno si è reso conto che si devono fermare e capire. La pz quando ha iniziato a non mangiare ha dato uno stop per tutti per fermarsi e per iniziare a capire? […]
P4: mi stavo chiedendo com’erano le cose prima della quarta elementare, cioè come erano le cose tra J e la Md, tra la Md e il Pd, tra i genitori e i nonni… perché sembra proprio un po’ come se ci fossero stati degli effetti traumatici… c’è un prima e un dopo, ma il prima non emerge dalla narrazione di nessuno. Sembrano tutti molto feriti ed arrabbiati e sofferenti per un prima che non c’è più e che si rinfacciano a vicenda in modo diverso. […] La famiglia d’origine della Md sembra molto sullo sfondo […] e questo rapporto di coppia che tu non senti complice, ma un po’ posticcio, forse nascondono un conflitto inespresso che viene poi triangolato su J? […] Cosa è successo quando questi due si sono messi insieme? Come si sono assestati sul fatto che si sono appoggiati più sulla famiglia del Pd invece che su quella della Md? Come è stato vissuto l’arrivo di R? […]
Ho l’impressione che l’origine del malessere di J sia collegato a tutto un assestamento familiare che a un certo punto l’ha coinvolta o che proprio come il classico paziente designato si è trovata ad esprimere un malessere che però non è solo suo, per questo credo che una terapia familiare sia utile. […]
Prima raccoglierei maggiori informazioni sia con J che con i genitori anche allargando un po’ la consulenza… per poi convocarli tutti insieme e condividere un’ipotesi familiare e un significato anche provvisorio… poi si potrebbe lavorare anche su sottoinsiemi familiari alla Minuchin ed eventualmente anche aiutare J in un suo percorso individuale. […] Strada facendo magari si aprono altre possibilità operative, volte anche a migliorare la loro comunicazione. […] Convocare R anche se piccolo potrebbe interessante, oppure si potrebbero fare domande sul suo vissuto e sulla sua prospettiva, così da renderlo presente nella loro mente e dargli una voce, con tutti i limiti di un’interpretazione… a meno che non venga fuori che anche lui esprima un forte malessere. […] I mondi paralleli in cui J si rifugia sembrano attività più o meno innocue per distrarsi da altro, quindi un problema di second’ordine… forse è il caso di provare a dare un senso al problema originario.
P5: ti propongo l’ipotesi enneatipo 5 per cui ho preparato uno stralcio, tratto dalla dispensa (Ardigò, 2017) che vi avevo fornito, per mettere in luce alcuni degli aspetti che ritroviamo nella tua presentazione. È interessante all’età di J partendo dal contesto famigliare come si sta formando il suo carattere. Quindi considerando la sua giovane età, ti leggerei dell’enneatipo 5 le sue origini familiari e alcuni aspetti che lo caratterizzano dall’infanzia. Preciso che al momento non ho approfondito il sottotipo che invece rimandiamo alla prossima volta, quando confrontandoci, rispetto le tue letture, conoscendo meglio J, avremo più informazioni a disposizione per valutare meglio se questa ipotesi è corretta. […] Un “5” sente d’essere come un bambino piccolo e debole circondato dai lupi; perciò, impiega tutta la sua energia per fuggire o potersi nascondere meglio. […] In genere usa principalmente il proprio pensiero come fattore difensivo contro i possibili pericoli. La ricerca del sapere può anche spingere, sorprendentemente, un 5 ad indagare i campi del misterioso, del paranormale e dell’occulto (in maniera simile a quella del 6), con una credulità ed un’ostinazione che non ci si attenderebbe da un pensatore così rigoroso. […] Rispetto questo caso e l’escalation del conflitto (figlia e genitori contrapposti), c’è un problema di inversione di ruoli e carenza di empatia. […] La pretesa che sia la figlia a fare, a cambiare, a farli stare bene non è realistica e potrebbe riguardare anche il tuo ruolo, il tuo lavoro se strumentalizzato dai genitori. […] Spostano su J il loro risentimento, delusione, insoddisfazione e aspetti irrisolti. […] È importante come diceva P3 agganciarli, esplorare le loro motivazioni e riuscire a fare una proposta chiara e realistica. […] Mi sembra che la Md sia un po’ manipolatrice (invadente) […]. Vedi rapporto con il counselor, origlia fuori dalla porta, sua telefonata a te etc. Sul Pd approfondirei, anche se mi sembra d’accordo con la Md che sia J il problema. Approfondirei la loro rispettiva storia familiare, di coppia […].
Il feedback
P1: grazie ovviamente, già mi sembrava complesso, mi sembra ancora più complesso dopo i vostri rimandi, ci sono tante strade da percorrere. […]
[P1 pone alcune domande di chiarimento sull’ipotesi di percorso, P3 e P4 rispondono]
P1: esatto di solito faccio così […] se dicessero no, viene solo J […] mi sembrerebbe un lavoro incompleto. […]
P5: credo sia importante continuare con J che sta definendo con te i suoi bisogni, le sue condizioni per sentirsi aiutata da te, costruire una relazione di fiducia, ciò richiede tempo e prove che dovrai superare anche con i suoi. È J il soggetto bisognoso e data la sua età occorre mettere in evidenza quali rischi corre per la sua crescita. […]
P3: per questo dicevo che mi sembrerebbe un po’ controproducente seguire solo J, è vero che in mancanza di meglio li terrei agganciati sicuramente, se loro non fanno il loro percorso e tu segui J, stando come lavori, però io generalmente con chi è piccolo vedo ogni tanto i genitori, anche per il timore di colludere, proprio dicendo “perché i genitori siete voi no?”. Quindi per riassegnare le responsabilità terapeutiche e genitoriali, familiari, affettive. […] Ecco, l’unico mio timore è che non venga compreso che venire in terapia sia per cercare le risorse e sviluppare le risorse, capire i limiti, e se lo si fa tutti è un bene per tutti, ma perché non è un correttivo è proprio un fronte evolutivo. […]
P2: no stavo pensando una cosa un pochino diversa, dipende come ti senti, potresti anche seguire tu i genitori e poi inviare la ragazza in Consultorio, perché entrambi probabilmente hanno bisogno no? […]
P1: J l’ultima volta mi è sembrata agganciata, quindi mi sembrerebbe proprio spiacevole dirle che seguirò i genitori. Prima stavo tentando di dire che faccio proprio così, in mancanza di bisogni particolari dai genitori […] periodicamente si fa un momento di riflessione e chiedo ai ragazzi se vogliono partecipare […]. Però certamente c’è un monitoraggio che faccio sempre […]. In questo caso, in mancanza di altro terrei almeno un coinvolgimento minimo, non lo so quanto può durare però, perché se loro non si muovono … me li immagino […] che poi senza un lavoro vero su di loro non trasformino un granché, che rimangano in attesa non di un benessere maggiore di J ma di una J più performante o più simile a come la vorrebbero loro. […]
[commento di P4]
P1: […] vediamo un po’ cosa ne esce, vediamo se anche loro hanno la pazienza di stare, perché hanno l’urgenza di una risposta. […] Sono d’accordo che c’è bisogno di capire altro da loro, quindi le vostre domande su questioni in sospeso sono anche le mie; e l’enneatipo è molto interessante […] molto calzante quindi sicuramente me lo riguardo bene. Grazie a tutti.
Conclusioni
Nel ripercorrere il processo dell’intervisione e nello stendere l’articolo abbiamo rifocalizzato alcune potenzialità di questo metodo. Nello specifico, abbiamo apprezzato l’utilità della condivisione delle conoscenze personali che ciascuno offre paritariamente agli altri partecipanti; inoltre, le domande che poniamo diventano ulteriore stimolo per il professionista che presenta il caso. Le risonanze personali che s’ispirano alla cibernetica di secondo ordine (von Foerster, 1987) e che sono favorite dalla lunga conoscenza e dal legame affettivo, insieme all’opportunità di chiedere ulteriori chiarimenti aprono alla creatività e promuovono circuiti riflessivi individuali e relazionali tipici di una “mente collettiva” (Bateson, 1976).
Ci auguriamo che questo contributo – che non ha alcuna pretesa di innovazione ma è mosso dall’intento di condividere l’esperienza e promuovere un confronto su quanto maturato e messo a punto – possa essere utile ai colleghi che vogliano approfondire la riflessione e la pratica inerente il dispositivo dell’intervisione.
Bibliografia
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Abbondio, A. A.; Ardigò, C.; Bianchi, G.; Gatti, M.; Martinez Flores, J. A. (2022b), “Sinergic@mente: presentazione dell’esperienza di un gruppo di intervisione, parte seconda”, Quaderni SIRTS, 3, 76-86, DOI: 10.48299/QS3-2022-005-015.
Ardigò, C. (2017), Introduzione all’enneagramma, Atti della giornata formativa interna al gruppo Sinergic@mente.
Bateson, G. (1976), Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi
Teora, P.; Castiglioni, M. E.; Carnaccini D.; Meda P. (2021), “Il cielo in una stanza: un’esperienza di supervisione paritaria tra terapeute sistemiche”, E-journal of psychotherapy research; http://psychotherapyjournal.org (attivo al 31.07.2021)
Trotti E. (2016), Manuale di intervisione – l’arte del confronto tra pari in psicoterapia e nelle professioni d’aiuto, Milano, Mimesis.
Von Foerster, H. (1987), Sistemi che osservano, Roma, Astrolabio.