di Barbara Trotta,
Didatta Centro Padovano di Terapia della Famiglia
Il 9 marzo si è svolta a Bologna la seconda giornata organizzata dalla Commissione di ricerca della SIPPR (Società Italiana di Psicoterapia Relazionale), di cui faccio parte, e presieduta da Luigi Schepisi, con la collaborazione del Centro Bolognese di Terapia della Famiglia. Il convegno, dal titolo “Metodologia, processi e valutazione: percorsi nella ricerca sistemica”, ha avuto una buona risonanza tra clinici e ricercatori e ha visto la presentazione di ben trentuno contributi in sessioni parallele. I lavori sono stati introdotti da Laura Fruggeri, direttore scientifico del Centro Bolognese di Terapia della Famiglia, che ha evidenziato come il connubio tra clinica e ricerca non solo sia possibile, ma necessario. Questo il fil rouge della giornata: ricercatori che hanno fornito strumenti per una pratica clinica sempre più consapevole e clinici che hanno messo a disposizione osservazioni utili alla ricerca. La distribuzione delle presentazioni è stata suddivisa in quattro aree tematiche: “Dinamiche relazionali in vari tipi di famiglie”, “La valutazione della Psicoterapia”, “Strumenti e metodi”, “Il Sé dei pazienti e dei terapeuti”. Nella prima sessione sono state proposte prevalentemente ricerche qualitative che sono andate a mostrare stili di funzionamento familiare in contesti differenti: dalle dipendenze al servizio di salute mentale, dalle famiglie “digitali” alle dinamiche di coppia. La sessione “valutazione della psicoterapia” ha assistito alla proliferazione di modelli di analisi dei trattamenti psicoterapeutici elaborati da diverse scuole di psicoterapia ad indirizzo relazionale del territorio nazionale, data la crescente esigenza, tra i clinici, di definire le proprie pratiche come “efficaci” e di individuarne i fattori. All’interno di questa tornata, anch’io ho portato un contributo con Andrea Mosconi, Direttore del Centro Padovano di Terapia della Famiglia, proponendo il nostro metodo di valutazione delle terapie attraverso la costruzione di una scheda di catalogazione dei trattamenti clinici che tenga conto di vari livelli: diagnostici, processuali e di azioni (tecniche). Il gruppo della Scuola di Psicoterapia Sistemica Relazionale di Modena – Cesena (Iscra), diretto da Mauro Mariotti e Fabio Bassoli, ha presentato un percorso terapeutico destinato allo sviluppo di competenze comunicative: il Modello di Prevenzione DAN (Digitale, Analogico, Narrativo), sottolineando come un disegno di ricerca “sistemica” presenti la complessità, da un lato di stare dentro l’aspetto strutturato dell’indagine, dall’altro di bilanciare con la creatività̀ e la sensibilità̀ del terapeuta. Questa, più in generale, è la vera sfida delle ricerche scaturite all’interno dell’approccio sistemico: non tradirne la natura stessa. La terza sessione è stata caratterizzata dalla presentazione di strumenti già consolidati nel panorama internazionale, dei quali è stata descritta la versione italiana, e dall’esposizione di strumenti e metodi di analisi delle dinamiche familiari con un’attenzione anche alle nuove forme di famiglia. Federico Sandri dell’Università degli Studi di Trieste e Roberta Marchiori del Centro Padovano di Terapia della Famiglia, ad esempio, hanno presentato il loro studio sull’impatto di nuove rappresentazioni grafiche per la costruzione del genogramma nei disturbi di genere, dove i segni grafici diventano un modo per dar senso alle semantiche intrapsichiche. Stella Guarnieri dell’Università di Bergamo e Valeria Ugazio Direttore dell’Istituto Europeo di Terapia Sistemico Relazionale (Eist) hanno proposto una griglia per la valutazione delle semantiche familiari (GSF), strumento nato nella cornice del modello delle polarità semantiche familiari che, nello specifico, va ad analizzare come i membri della famiglia posizionano se stessi e gli altri nell’hic et nunc dell’interazione reciproca. L’ultima sessione, dedicata al Sé dei pazienti e dei terapeuti, ha approfondito l’idea di Sé in tre ricerche esplorative: sulle vittime di abuso, sulle donne incinte e sulle terapeute in gravidanza. Proprio sulle terapeute in gravidanza, Valentina Albertini, membro della Commissione di ricerca della SIPPR ha mostrato, attraverso un’indagine qualitativa, come questa fase personale della psicoterapeuta, trattandosi di una inevitable disclousure, abbia ripercussioni nella gestione del setting, assumendo un valore relazionale diverso, in base all’orientamento teorico della terapeuta.
Tanti spunti per la clinica e la ricerca, in un tempo dove questi due campi sono sempre più aperti ad un dialogo proficuo e non confinati ad ambiti di appartenenza contrapposti.