di Massimo Giuliani
È un numero di transizione questo n. 12 di Connessioni Nuova Serie, o comunque un numero che arriva nel bel mezzo di un momento di passaggi. Pietro Barbetta passa a Enzo De Bustis il testimone della direzione del Centro Milanese di Terapia della Famiglia. In tutto questo, mentre abbracciamo Pietro e lo ringraziamo del lavoro di questi anni, e mentre auguriamo a Enzo buon lavoro, come rivista online del Centro sentiamo anche un po’ la responsabilità di rappresentare le parole che si producono o che passano attraverso la Scuola e di lavorare sia per la continuità sia per l’evoluzione di quelle parole.
In tutto ciò, arriva il numero 12 di Connessioni, in un momento in cui ancora una volta la nostra attenzione di persone interessante a studiare le relazioni umane si muove fra il microcontesto dei luoghi in cui incontriamo le persone e il livello più ampio dei conflitti e di un pianeta in pericolo.
Ma il numero di Connessioni Nuova Serie che saluta il 2022 e apre il 2023 comincia da noi, da casa nostra. All’inizio dell’estate ci ha lasciati Gabriela Gaspari, collega e didatta storica del Centro Milanese. Umberta Telfener e Pietro Barbetta la ricordarono così. Ripubblichiamo un suo articolo del 2001, che mostra come la sua riflessione teorica si nutrisse sempre del grande affetto per le persone che incontrava e per le loro storie – sia nella clinica che nella formazione, come testimoniano generazioni di allieve e allievi.
Poi Beppe Pasini, Erika Roncoroni, Valentina Bandirali, Francesca Nardi e Renata Pugliese condividono delle riflessioni dopo un seminario esperienziale tenuto da Beppe Pasini al Centro Milanese sul “mandato” simbolico del terapeuta e quindi sulla sua storia familiare. È un contributo a cui Connessioni tiene molto, perché indica una via da seguire nella formazione. Ci piacerebbe molto che l’articolo avviasse confronti e pensieri.
L’articolo che segue (di Walter Troielli) nasce in modo singolare, dalla lettura di un libro. Non è una recensione – sebbene invogli ad andare a cercare il libro in questione, che è “In questa terra piatta e bassa” di Elena Uber, medico Serd AUSL Piacenza – ma una concatenazione di pensieri sul narrare e la cura.
Ben due sono le traduzioni dalla rivista Metalogos, con la quale continua lo scambio. Entrambi i contributi sono attraversati dalla presenza di Petros Polychronis, il collega greco che Metalogos ha ricordato anche attraverso dei contributi che abbiamo a suo tempo condiviso. Il primo dei nuovi due (“Rivisitazione di una conversazione incompiuta con Petros sulla crisi ecosistemica”) è di Philip Kearney e nasce da un incontro fra l’autore e Petros. Il secondo (“Innovazione, attivismo, libertà e amore”) è di Varvara Salavou. Parte da una storia personale di clinica e formazione e finisce per essere, in fondo, una dichiarazione d’amore per la terapia familiare. E in questo modo anche Metalogos ci aiuta, per questo numero 12, a guardare all’approccio sistemico come una chiave di lettura che tiene insieme le grandi questioni del pianeta e quelle microscopiche delle relazioni quotidiane.
La rubrica di Ada Piselli e Barbara Trotta “Territori sistemici”, che raccoglie esperienze e pensieri degli allievi terapeuti, questa volta ospita allievi di Palermo, Padova e Milano con le loro riflessioni sull’attualità di Gianfranco Cecchin. Quella di Umberta Telfener sul “Mondo sistemico” vede Maria Ganeo e Magherita Luciani col loro resoconto sulla 11th Conference of the European Family Therapy Association (EFTA 2022) e Barbara Trotta che ci riferisce del Congresso Nazionale della SIPPR (Napoli, novembre 2022).
Infine, le segnalazioni di due libri importanti: li hanno letti Gianluca Ganda (“Il reflecting team nella clinica sistemica e in altri contesti. Epistemologia e pragmatica” di Carla Mazzoleni e Enrico Cazzaniga) e Arianna Girard (“Le pratiche collaborative nei servizi di cura e tutela” a cura di Jimmy Ciliberto e Mauro Piccinin).
Buona lettura e buon 2023 ai colleghi e a chi passa di qui.