Proprio nelle ore in cui usciva il numero precedente di Connessioni ci lasciava Lynn Hoffman.
Connessioni ripubblica alcuni ricordi lasciati sul sito del Centro Milanese di Terapia della Famiglia da Pietro Barbetta, Umberta Telfener e Jacqueline Pereira.
Lynn Hoffman (1924-2017) è stata una donna pioniera della terapia familiare. Durante il dopoguerra visse a Parigi per alcuni anni. Rientrata negli Stati Uniti, dopo gli studi letterari si dedicò alla terapia familiare sistemica lavorando con Virginia Satir, Jay Haley, nella West Coast e poi a New York City all’Ackerman Institute. Insieme a Peggy Penn e Olga Silverstein ha iniziato ad applicare il Milan Approach presso l’Ackerman.
il 21 dicembre 1987, esattamente trent’anni prima della sua scomparsa, esce il libro Milan Systemic Family Therapy. Lynn e Peggy Penn intervistano Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin da quel momento ad oggi il Milan Approach si è presentato come un nuovo modo di fare terapia e ha veicolato una quantità di nuove idee e pratiche cliniche (ne parlo qui).
In questi trent’anni ho avuto modo di conoscere Lynn e di diventarne amico. Ricordo che venne a una mia presentazione a Filadelfia, nel 1993, proponevo un esercizio sulle parole chiave in terapia alla luce del saggio scritto da Luigi Boscolo, Jacqueline Pereira Boscolo e altri. Alla fine della mia presentazione, venne a complimentarsi con me in questo modo: tu sie un allievo di Luigi, si vede da come vai direttamente al cuore delle cose. Ci conoscemmo nel febbraio 1991 ad Amherst, nel West Massachusetts, dove, all’Università del Massachusetts, stavo passando un periodo del mio dottorato presso il Dipartimento di Comunicazione. In quei mesi ebbi l’occasione di conoscere Barnett Pearche, Vernon Cronen, Carlos Sluzki, che dirigeva il Dipartimento di Terapia Familiare al Berkshire Medical Center di Pittsfield, Ernst von Glasersfeld, fondatore del costruttivismo radicale, Janine Roberts, Mary Olson, Sheila McNamee tante e tanti altri colleghi. Soprattutto Marcelo Pakman.
Io Marcelo e Lynn, ci incontravamo – ogni volta che tornavo ad Amherst – a casa di Lynn, dove, con altri colleghi, facevamo “tertulia” (riunione sociale), discutendo di varie questioni cliniche, sociali, di arte e letteratura, inserendo la terapia familiare in ambiti culturali più vasti. Ricordo che Lynn mi propose di fare il “genogramma culturale” in cui individuai le persone più influenti nelle mie pratiche cliniche, al di fuori del mio triangolo familiare. I miei insegnanti, i mentori, gli amici, i compagni di strada, le mie letture.
Lynn venne invitata più volte presso il Corso Intensivo di Terapia Sistemica organizzato da Carlos Sluzki e Marcelo Pakman. Sia ad Amherst, dove viveva un vivace gruppo di terapeuti familiari, di cibernetici e di studiosi di comunicazione, sia a Santiago di Compostella, in Spagna, dove a volte veniva organizzato il Corso.
Lynn venne anche in Italia, fece un seminario presso la sede di Padova del Centro Milanese di Terapia della Famiglia. In quell’occasione la ospitai a casa e, durante l’attività clinica, vedemmo insieme una persona immigrata dal Marocco: “L’uomo che scendeva all’inferno”.
Questo è un video in inglese su questo tema:
Il video che segue invece, sempre in inglese, riporta una conversazione tra me e Michael Paysden, artista inglese. Rappresenta il mio omaggio a Lynn.
Dopo Gianfranco Cecchin, Peggy Penn, Luigi Boscolo, con Lynn Hoffman, scompare l’ultima autrice di Milan Systemic Family Therapy, il libro che ogni terapeuta sistemico, nel mondo, ha letto e studiato. L’ultimo libro di Lynn Hoffman si intitola Family Therapy, an Intimate History. Sfortunatamente questo libro non è mai stato tradotto in Italia, è la sua autobiografia.
Pietro Barbetta
L’ho incontrata nel 1976 quando dall’Ackerman Institute di New York veniva alla Philadelphia Child Guidance Clinic – dove io facevo un internato – per incontrare Jay Haley e per lavorare coi suoi colleghi sistemici. Era gia’ una scrittrice esperta e raffinata, forse anche perche laureata cum laude in letteratura inglese. Aveva fatto l’editing del libro di Virginia Satir “Conjoint family therapy” nel 1963 e scritto con Jay Haley il libro “Tecniche di terapia della famiglia” nel 1968.
E’ stata forse la prima a parlare di terapia di secondo ordine, di processi evolutivi inevitabili e di morfogenesi. Era infatti un’osservatrice attenta del mondo sistemico, riusciva a coglierne le sfumature e ad evidenziarne le novita’ e leeccellenze. Di lei uso volentieri il concetto di ” dottor omeostata” e tanti altri
Nel 1980 e’ venuta ospite da me a Roma per tenere un seminario al Centro di terapia di Vella e Loriedo; siamo andate a fare commissioni assieme: adorava il lino e con la sua figura asciutta era molto elegante. Insieme a lei nello stesso viaggio sono stata per quattro giorni dietro lo specchio del Centro milanese, quando ancora i quattro erano insieme. Quattro giorni di discussioni e riflessioni generative che mi hanno portato alla consapevolezza che avevo trovato la mia scuola di riferimento. Lynn a quell’epoca si era proprio innamorata del modello milanese, che poi rinneghera’ – anni dopo. Quando ha scritto assieme a Boscolo, Cecchin e Peggy Penn il libro Milan Systemic Family Therapy (1987) e’ riuscita in maniera mirabile a rappresentare e spiegare il modello milanese, evidenziandone il valore aggiunto. Del resto e’ stata lei a darci l’appellativo di “sistemici” tra i tanti diversi modelli.
E’ stata poi lei a dare vita ai post Milan teams, gruppi di operatori da tutto il mondo che si riunivano per discutere i processi creativi emergenti a seguito degli incontri con i due maestri. Sono andata ad alcuni di questi incontri che erano caratterizzati da una grande gioia a ri-incontrarsi, molte conversazioni stimolanti, un pensiero evolutivo saldo (che obbligava a credere al processo) e molto alcohol e risate. Si e’ formata allora una comunita’ che e’ restata salda nel tempo e che ancora e’ in contatto.
Ho poi incontrato di nuovo Lynn nel 1986 ad una delle Gordon Research Conferences in Massachussett, conferenze interdisciplinari tra persone che si definivano cibernetiche. Mi ha raccontato che dopo tanti anni di solitudine a New York si era di nuovo innamorata: i suoi amori come le sue passioni teoriche ed epistemologiche sono sempre state focose e assolute. In quell’occasione, presenti tra i tanti partecipanti e relatori anche Heinz von Foerster e Brad Keeney, ci ha parlato della necessita’ di abbandonare le idee di potere e di controllo che gia’ aveva espresso in un articolo del 1985 molto famoso (Beyond power and control, towards a second order family therapy).
Sara’ la sua amicizia con Christopher Kinman, deleuziano, e con Harlene Anderson a farle ricusare sia il modello milanese che la teoria dei sistemi in toto; un’abiura forse un po’ inutile, certamente dovuta anche al fatto che viaggiare in Europa era diventato per lei troppo faticoso e che doveva aprirsi al mercato socio-costruzionista americano. Ho personalmente appassionatamente difeso la teoria dei sistemi con lei in un congresso a Lisbona negli anni ’90. Sosteneva, a mio parere erroneamente, che il modello milanese non fosse rispettoso delle questioni di genere e che non fosse sufficientemente conversazionale, quando credo che Boscolo e Cecchin fossero da sempre stati estranei al potere e che, sia la terapia narrativa che la metafora dei rizomi possono benissimo essere coniugati all’ interno di una cornice sistemica.
Negli ultimi anni viveva con il nuovo compagno Ed McAvoy: lo aveva incontrato nella casa per anziani in cui si era ritirata, dopo un primo sguardo – “perche’ sai non avevamo tutto il tempo del mondo davanti” – hanno deciso di andare a convivere e hanno insieme onorato fino al giorno della sua morte la solidarieta’ che li univa.
Spero di aver condiviso coi lettori l’immagine di una donna passionale, impegnata, intensa ma allo stesso tempo delicata, molto ironica, leale. Una figura importante per il movimento della terapia familiare che e’ stata capace di raccontare in maniera appassionata e puntuale.
Grazie Lynn per tutto cio’ che hai condiviso, per i tuoi tanti macro e micro contributi (sfumature che accentuavano la profondita’ del processo, che offrivano un nuovo sguardo sulle dinamiche relazionali) Non ti dimenticheremo.
Umberta Telfener
Ho incontrato Lynn Hoffman per la prima volta a Montisola (lago di Iseo) dove Luigi e Gianfranco tenevano un corso estivo per stranieri. Nel gruppo c’erano Lynn, Peggy Penn, Tom Andersen, Karl Tomm e altri da diversi paesi. È stato un evento memorabile! Lynn aveva appena pubblicato un libro e abbiamo festeggiato l’evento con una torta a forma di libro e tanto spumante.
Anche se esile, Lynn era dotata di una forte personalità: una donna amabile, umile, schietta e indipendente nei suoi giudizi. Non temeva il confronto con le idee dei maestri e suscitava l’ammirazione in tutti.
La collaborazione con Boscolo e Cecchin è stata proficua. Ha “amato” e “disamato” l’approccio di Milano per fare marcia indietro come l’ha dichiarato all’ultimo seminario tenuto a Padova. Quando si incontravano con Luigi e Cecchin per scrivere il libro “Milan Systemic Family Therapy”, lavoravano (lei e Peggy) con passione ed impegno.
Una grande amicizia ci ha legato per sempre.
Mi mancherà e mancherà alla comunità dei terapeuti della famiglia e dei sistemici.
Merita di riposare in pace.
Jacqueline Pereira (Amministratore delegato del CMTF)