Editoriale (numero 6)

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di Massimo Giuliani

Con questa sesta uscita sono tre anni che Connessioni è pubblicata nel suo nuovo formato online. È un periodo sufficiente per tirare le somme e capire se la formula è efficace. Dal punto di vista degli accessi e del numero dei lettori siamo soddisfatti (il parco dei lettori della rivista del Centro Milanese di Terapia della Famiglia è aumentato di parecchio), e ci piace pensare che una pubblicazione che arriva a tante migliaia di lettori faccia bene al movimento sistemico.
Il fatto, poi, che molti di questi lettori accedano dal mondo anglosassone e (in numero importante) da quello ispanofono, è di grande conforto: si sa che il Centro Milanese è sempre stato in proficuo rapporto con il panorama internazionale della terapia sistemica, e il 2020 sarà un anno in cui questa vocazione internazionale avrà modo ancora di più di manifestarsi.

L’articolo “In primo piano”, tanto per cominciare, è dedicato all’arrivo dalla Cina di Xudong Zhao, fondatore del primo istituto di psicoterapia e terapia familiare nel suo Paese. Xudong Zhao (come viene chiamato dagli europei: Zhao è il cognome, che in Cina si antepone sempre al nome mentre noi lo mettiamo dopo; ciò per completezza di informazione…) terrà il prossimo 15 febbraio una conferenza dal titolo: “4 – 2 – 1  Come la terapia familiare affronta la questione chiave del calo delle nascite. Un confronto tra Asia ed Europa”. Per partecipare all’evento è necessaria l’iscrizione tramite mail a: segreteria@cmtf.it.

Per introdurvi al lavoro di questo grande clinico, Connessioni pubblica una sua ricerca: “Terapia sistemica per giovani ad alto rischio clinico di psicosi: Uno studio pilota“.

La collega Simona Ruggeri si occupa da anni di demenza e Alzheimer in un’ottica familiare, sviluppando un suo proprio punto di vista che secondo noi indica vie che i clinici sistemici dovrebbero percorrere. Connessioni pubblica un suo contributo introduttivo sulla questione.

Come ci piace fare ogni tanto, e come è peraltro giusto e necessario, ripubblichiamo un testo che vede in primo piano Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin. Da un numero di Connessioni del 1995, i due Maestri rispondono alle domande di Laura Formenti su terapia, training, ricerca (con una introduzione di Paolo Bertrando).

Sul tema del training (oggetto di contributi anche nei numeri recenti di Connessioni) torna Massimo Giuliani, con l’articolo “La formazione alla sistemica è imparare a non essere mai soli”. Un tentativo di fissare alcune caratteristiche specifiche del modo sistemico di allevare i clinici futuri (e di rispondere a domande tipo “ma i sistemici la fanno l’analisi?”).

Poi, avete visto che Connessioni ha iniziato uno scambio proficuo con la “cugina” greca Metalogos. Anche in questo numero traduciamo un contributo dei colleghi greci (che pubblicano in inglese): è firmato da Violeta G. Kaftantzi-Hasta, parla della terapia familiare vista attraverso la lente della tragedia greca e, vedrete, è un contributo di grande interesse (come testimonia Lynn Hoffman, in un commento riportato in chiusura dell’articolo: e rileggere Lynn è per tutti noi motivo di nostalgia).

Chiudono la rubrica (curata da Umberta Telfner) sui convegni e gli incontri (Monica Pezzolo e Barbara Trotta sono state a Napoli per il convegno EFTA-SIPPR) e quella dei libri: Walter Troielli recensisce un libro di Silvana Quadrino, che è un’ottima occasione per vedere come il lavoro sistemico possa uscire dai setting della terapia familiare e portare cambiamento in altri contesti: qui, ad esempio, si parla di comunicazione fra medici e pazienti.

Un numero di Connessioni che, a vederlo ora, appena chiuso, appare teso fra passato e futuro, con una certa fiducia e la consueta curiosità per quest’ultimo. Fiducia e curiosità che speriamo siano anche vostre: è il nostro augurio per il 2020 che si apre.

Massimo Giuliani