Editoriale (numero 11)

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di Massimo Giuliani

È successo che a un certo punto – precisamente con quel n. 6 in cui annunciammo il seminario col prof. Xudong Zhao di Shangai e poi la sua cancellazione – Connessioni ha cominciato a dare voce a una necessità sempre più ineludibile: quella cioè di pensare alla clinica sistemica come un modo di mettere le mani in cose ben più ampie del livello familiare. Siamo terapeuti della famiglia perché siamo sistemici, non viceversa.
Ben prima del 15 febbraio, la data prevista, i voli dalla e per la Cina furono bloccati, e l’incontro con il medico cinese non avvenne. E quella che sembrava una brutta grana del più grande paese asiatico appariva come una questione che avrebbe potuto riguardarci. Il 15 febbraio ci incontrammo ugualmente all’auditorium Rosetum di Milano, ma la giornata vide al centro gli interventi di docenti del Centro e di autori che aggiungevano le proprie voci per parlare di virus, emergenza, antropocene. Le domande di quel giorno erano: allo stato delle cose possiamo parlare di emergenza? Possiamo parlare di pandemia? Solo qualche giorno dopo avremmo avuto la conferma che la risposta era sì, e il resto ve lo ricordate tutti.
Per quanto riguarda Connessioni, il numero successivo fu completamente dedicato alla pandemia. Nei numeri dopo ancora gli argomenti della salute, delle città, delle culture, si affiancarono a quelli più squisitamente clinici.
Questo numero 11 esce sotto l’ombra di un conflitto armato gravissimo e di una siccità che sembrano il compimento di tutte le paure degli ultimi decenni – e delle più lucide profezie di Bateson. Anche stavolta sentiamo il bisogno di disseminare, tra le nostre riflessioni cliniche, ragionamenti su quello che le nostre lenti di lettura ci offrono come capacità di interpretare un reale più vasto.
In questa ottica consigliamo di leggere il saggio di Donato e Priolo sul conflitto. In quest’ottica anche la collaborazione con la rivista greca Metalogos la sentiamo sempre più – oltre che, naturalmente, un modo di mettere a frutto un’amicizia fra due esperienze con una sensibilità comune – un modo per ragionare su un altro livello, per guardare alle differenze che questo incontro fa emergere. In questo numero la collaborazione con Metalogos si prende lo spazio “in primo piano”, con un contributo sia trascritto in originale che tradotto dallo spagnolo da un video che ha come protagonista Ximena Davila, dal recente convegno del CMTF su Humberto Maturana. Lo trovate in due lingue, insomma, che è una scelta che spesso facciamo pensando ai nostri lettori latinoamericani che sono un bel po’.
“Storie patogene, ragionamento controfattuale e contesto culturale allargato” è poi il seguito del ragionamento iniziato sul numero precedente da Fabio Sbattella. Vi invitiamo, nell’occasione, a leggere – o rileggere anche quello, che a quest’altro è strettamente legato.
La famiglia ma anche molto di più, secondo lo spirito di cui parlavo prima, si trovano nel contributo di Pietro Barbetta “È possibile trasmettere un treno di coscienza? Commenti erranti ai margini del verso ‘Non innamorarti delle tue ipotesi'”.
Di Michela Barzi (laureata in Architettura, esperta di pianificazione territoriale e urbanistica) avevamo pubblicato un contributo prezioso in quel famoso numero monografico sul Covid: torna qui con “Alla deriva tra centro e periferia. Appunti su alcuni luoghi comuni” in cui continua l’approfondimento su salute e città.
“Siamo i nostri sogni. Un archivio onirico partecipato con giovani migranti” è il resoconto di una esperienza interessantissima condotta da Beppe Pasini e Giada Cola nel territorio di Bergamo.

Purtroppo non c’è solo questo. C’è che in questi sei mesi in cui preparavamo il numero 11 la comunità sistemica ha sofferto dei lutti davvero gravi. In gennaio se n’è andato Giorgio Bert (lo ricorda qui Massimo Giuliani), il 28 maggio ci ha lasciato Osvaldo Galvano (qui gli dedicano un pensiero Pietro Barbetta e Andrea Mosconi) e proprio in questi giorni, il 18 giugno, ci ha raggiunti la notizia della morte di Massimo Matteini (ancora Andrea Mosconi, Pietro Barbetta e Umberta Telfener lo ricordano qui).

Infine, trovate le rubriche che conoscete: per “Dal mondo sistemico” Barbara Trotta riferisce del congresso SIPPR “La bufera e altro. La cura delle famiglie nell’onda lunga post-covid”. In “Territori sistemici” gli allievi delle Sedi del Centro parlano dell’eredità di Luigi Boscolo.
E le recensioni di libri: segnalazioni degli ultimi lavori di Arianna Barazzetti (letto da Massimo Giuliani), Marco Nicastro (se ne occupa Valentina Spinelli), Giuseppe Vinci (lo racconta Matteo Lima) e di un capitolo di volume edito da Springer: autori del capitolo sono i nostri Andrea Mosconi e Barbara Trotta, l’argomento è la manualizzazione del processo terapeutico in terapia sistemica; ce ne parla Francesco Tramonti.

Buona lettura.